Demoni urbani: la nuova realissima serie atemporale

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Demoni urbani

Il celebrato True Crime Demoni urbani, prodotto da Giacomo Zito per Gli Ascoltabili e condotto da Francesco Migliaccio, diventa un’esclusiva Spotify. Ma non solo. Le nuove, attesissime puntate, a cura di Gianluca Chinnici e Giuseppe Paternò Raddusa, condurranno gli ascoltatori per la prima volta anche nel cuore di tenebra di città non italiane.

Demoni urbani: una rivelazione del reale?

esploreranno casi di cronaca avvenuti in diversi altri paesi. Restando al centro della narrazione di personaggi, fatti e moventi. Demoni urbani equini un viaggio noir nel noir, con il fascino dei radio sceneggiati di un tempo. Francesco Migliaccio, attore milanese, dal 2018 ha legato nome e voce alla serie Demoni Urbani, diventata di culto tra gli appassionati del genere. Il podcast non si limita a raccontare storie true crime agghiaccianti e sorprendenti, ma mette al centro della narrazione le anime, le umanità criminali e le città, alla scoperta di quel germe maligno che può annidarsi ovunque e in chiunque.

Qualcosa di atemporale

Negli anni Demoni Urbani ha raccontato storie torbide e dalle anime eterogenee: casi pop e di dominio pubblico (l’omicidio Gucci, il caso Novi Ligure), eventi radicati nel passato e di indiscutibile suggestione (Roberto Succo, la saponificatrice di Correggio) e vicende meno note che hanno

I Demoni del tempo

Ora mi vidi… avido dei miei sensi nascosti nei miei occhi sporchi. Ombre
senza volto masticano parole di fede e arti impregnati di sangue. Sai chi
sono ora che mi vedi? Nascosi oblii e misteriose verità al mio seguir
strade sporche. Nascosi la mia età al vento del passato, per veleggiare di
ignoto il futuro. Dio che di ogni anima di ora sei il padrone, hai bendato
le mie ferite curate da spari improvvisi, così che il mio tempo divenisse
il tuo e il tempo di ogni dio si perdesse nel mio labirinto senza averne
traccia di logorante parola. Io vidi le tue dimore farsi spazio, vidi i tuoi
amorosi orgasmi “filiali” diventare disperazione e attesa… parlammo al
ticchettio di un pendolo che non prediva il tempo di domani ma ricordava
il divenire dell’adesso, immerso nelle mie promesse prodighe di consigli
al tuo dominio e di ringraziamenti alla tua attesa. Bevemmo il vino del
perdono l’uno per ricordar dell’altro… e tu mi “vinsi” ancora una volta
sferrando di spada il tuo dimenticar ripudio… e l’orologio della notte
segno l’ora del mattino”.


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