L’8 agosto 1937, 83 anni fa, nasceva Bruno Lauzi in Eritrea.
Artista poliedrico, è noto soprattutto per le canzoni che ha scritto per voci femminili italiane, quali Mia Martini e Ornella Vanoni.
I suoi primi passi nella musica
Cresciuto a Genova, appartenne, insieme a Luigi Tenco, Umberto Bindi, Fabrizio De Andrè e Gino Paoli, alla cosiddetta “scuola dei cantautori genovesi”.
Erano anni molto produttivi da un punto di vista musicale, quegli anni 60, e infatti nacquero canzoni come Ritornerò, Margherita, Il Poeta.
Quando nel 1967 il Festival di Sanremo assistette al suicidio del suo amico Luigi Tenco, Bruno Lauzi ne rimase profondamente scosso.
Per anni non volle parlarne, mantenendo sempre quell’atteggiamento tipicamente genovese, un po’ taciturno e un po’ solitario.
Bruno Lauzi e la sua arte
Abbiamo detto all’inizio che era un’artista poliedrico, e a ben vedere.
Infatti, grande successo ha riscosso anche nel cabaret insieme ad Enzo Jannacci e a Lino Toffolo, in un settore all’epoca molto richiesto, ma di difficile intepretazione.
E poi, come non si possono non ricordare le canzoni scritte per il mondo dell’infanzia, come Johnny Bassotto e La Tartaruga.
Testi molto ritmati ed allegri, per un settore in cui ci si deve muovere con estrema delicatezza.
Ma la sua arte non finisce qui: con Mogol e Battisti fonda la casa discografica “Numero Uno”, che gli consentirà anche di conoscere giovani artisti, tra cui Edoardo Bennato.
Gli ultimi anni della sua vita
Purtroppo colpito da una grave forma degenerativa di Parkinson, gli ultimi anni della sua vita ha dovuto trascorrerli distanziandosi sempre più dalla sua arte, che tanto ha amato.
Di lui ci resta un patrimonio artistico notevole, non solo perchè ci ha regalato testi di canzoni che hanno fatto la storia della musica italiana.
In realtà, anche il suo modo di interpretare i testi musicali è rimasto come un segno indelebile nella memoria di molti.
Personalmente, ho sempre davanti agli occhi un filmato in cui Bruno Lauzi interpreta “Genova per noi”, peraltro scritta da Paolo Conte.
Come l’ha spiegata prima e cantata dopo non la si può che apprezzare, anche perchè aveva il grande dono di farti immaginare quanto cantava.