Brandon Lee ed il mito del Corvo

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Brandon Lee, un mito che ci ha lasciati nello sgomento il 31 marzo del 1993.

Ferito da un colpo di pistola mortale sul set del film Il Corvo a soli 8 giorni dalla fine della registrazione ha lasciato scioccati ed increduli i fans di tutto il mondo ed ha gettato la famiglia nello sconforto più profondo. Specialmente Eliza Hutton la fidanzata con la quale avrebbe dovuto convolare a nozze appena finite le riprese del film e che quel giorno del tragico incidente era presente sul set. E pensare che Il Corvo per lui sarebbe dovuto essere un riscatto, un nuovo capitolo che mostrava al mondo le sue capacità e qualità di attore, distaccato da quell’etichetta che da sempre gli avevano attaccato. Un’etichetta nella quale c’era su scritto: il figlio di Bruce Lee. Una cosa che lui odiava non perchè non amasse il padre, ma perchè suppongo, a nessuno piaccia essere riconsciuti per quello che non si è. Lui era molto diverso da Bruce e voleva a tutti i costi dimostrarlo. L’interpretazione del personaggio di Eric Draven nel Corvo è stata spettacolare, emozionante, un romanticismo dal sapore gotico-dark che gli amanti del genere possono comprendere in maniera viscerale. Questo artista stravagante e dannatamente bello, un’individuo che ti ruba l’anima con la sua malinconia, la sua rabbia, con quella sete di vendetta che grida con tutte le sue forze: giustizia deve essere fatta! Il suo volto, il suo sorriso, i suoi gesti, il trucco e gli abiti di scena, il suono della chitarra, la risata, l’ambientazione, la storia… Rimarranno per sempre nel cuore e nei ricordi di quelli che come me a quell’epoca erano adolescenti ed hanno vissuto quelle scene sentendosene parte, comprendendo quel dolore come fosse il proprio, immedesimandosi in quella figura malinconica. Il corvo ci ha insegnato che il vero amore è per sempre, che nulla può distruggerlo veramente, ci ha insegnato che la vita è preziosa che nemmeno un solo minuto di essa va sprecato. Ci ha insegnato che qualsiasi cosa ci accada… Dobbiamo godere e gioire per ciò che ci rimane. Che possiamo risorgere dalle nostre ceneri come fa la fenice e batterci per rimettere a posto le cose, perchè come diceva Eric Draven nel testo di una sua canzone e come ripete in una scena del film: “non può piovere per sempre”.

Come nasce la storia di Brandon Lee ne Il Corvo

l film è stato tratto dall’omonimo fumetto di James O’ Barr pubblicato per la prima volta tra il 1988 ed il 1989, l’autore creò questa storia ispirandosi innanzitutto alla propria storia personale dopo aver perso la fidanzata in un tragico incidente e poi prendendo spunto da una storia che lo toccò molto, una vicenda accaduta a Detroit dove due fidanzati furono uccisi per un’anello di soli 20 dollari. L’opera ebbe un notevole successo tra gli appartenenti alla cultura “dark” proprio per le tavole estremamente cupe ed inquietanti. Il corvo narra la storia di Eric Draven e di Shelly la fidanzata, che furono uccisi da una banda di malviventi. Eric viene tenuto in vita dal potente desiderio di vendetta e da questa presenza sovrannaturale incarnata nella figura di un corvo che lo riporta alla vita creando questo antieroe dal sapore profondamente dark che non si fermerà fino a quando non avrà ucciso l’intera banda di malviventi per poi tornare nel regno dei morti per raggiungere la sua amata Shelly. Ebbene il film è stato fedelissimo riguardo la storia, ma il personaggio che noi tutti amiamo e che ci ha fatto emozionare è qualcosa che è scaturito interamente dal genio, dal volto e dall’ispirazione di Brandon Lee. In seguito riporto la sua ultima intervista nella quale fa chiarezza su come ha interpretato questo ruolo a cosa si è ispirato e cosa ha provato, per me è da brividi.

L’Intervista a Brandon Lee

Parole di Brandon Lee: Il corvo, l’uccello che si vede nel film può essere considerato come una guida, quasi una parte della personalità di Eric che lo riaccompagna nella sua vita per mostrargli chi era e che cosa gli era capitato. La sua missione è quella di trovare gli uomini che hanno ucciso lui e la sua fidanzata per vendicarsi… E’ un ruolo fantastico che comporta dei rischi per chi lo interpreta perchè ti da la possibilità di rischiare e di metterti alla prova, perchè nessuno sa come si comporta una persona che torna dall’aldilà. Ho lavorato in altri film dove c’era della violenza ma devo dire che mai come in questo ho pensato che la violenza fosse tanto giustificata è un film che lascia poco spazio alla pietà. Questa è giustizia, ne sono assolutamente convinto, come sono convinto che se fossi io in quella situazione mi comporterei allo stesso modo. Siccome non sappiamo quando moriremo siamo portati a pensare alla vita come ad un pozzo inesauribile, eppure ogni singolo fatto accade solo per un certo numero di volte e spesso si tratta di un numero limitato. Quante volte ci ricordiamo di un pomeriggio della nostra infanzia, un pomeriggio così profondamente parte del nostro essere, senza il quale non riusciremmo nemmeno a concepire la nostra esistenza. Forse 4 o 5 volte, forse anche di meno. Quante volte guardiamo sorgere la luna piena, forse 20, eppure tutto ci sembra senza limiti. E’ questo il punto di vista che adotta il personaggio per tutta la durata del film, poichè si rende perfettamente conto di quanto sia prezioso ogni singolo istante della sua nuova vita. E’ il ruolo più bello che abbia avuto occasione di interpretare.

Il link per vedere l’intervista: https://www.youtube.com/watch?v=typEc6xsG2M

Ho voluto parlare di Brandon Lee e della sua ultima interpretazione scenografica perchè lo sento ancora molto presente, perchè nonostante siano passati molti anni, 25 per l’esattezza, il messaggio che riesce a trasmettermi ancora oggi è così attuale, reale e profondo da farmi emozionare ogni volta. Perchè non so più quante volte ho desiderato di poter vedere la seconda parte che questo stupendo uomo ed attore avrebbe dovuto interpretare e che mai potremo ammirare. Perchè la storia che viene narrata parla di amore eterno, di desiderio, di vendetta, di dolore, di speranza e di riscatto. Osservandola avviene in noi come una catarsi, una rappresentazione della vita stessa nella sua durezza e spietata bellezza, che può portarci come in una drammaterapia a reagire ed andare avanti. Con la certezza che tutto procede, che c’è sempre una possibilità di riscatto.

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Perchè no, NON PUO’ PIOVERE PER SEMPRE!

“Un tempo la gente era convinta che quando qualcuno moriva un corvo portava la sua anima nella terra dei morti.
A volte però accadevano cose talmente orribili, tristi e dolorose che l’anima non poteva riposare in pace. 
Così a volte ma solo a volte, il corvo riportava indietro l’anima perché rimettesse tutto a posto. 
Un palazzo viene dato alle fiamme tutto quel che ne rimane è cenere, prima pensavo che questo valesse per ogni 
cosa: famiglie, amici, sentimenti, ma ora so che se l’amore è vero amore niente può separare due persone fatte 
per stare insieme. Se le persone che amiamo ci vengono portate via, perché continuino a vivere, non dobbiamo 
mai smettere di amarle: le case bruciano, le persone muoiono ma il vero amore è per sempre”.

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