Boris, 10 anni dopo “Occhi del cuore” torna su Netflix

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Boris, le serie di Occhi del Cuore è disponibile su Netflix

Da un mese circa Boris è disponibile su Netflix, dopo dieci anni dall’uscita dell’ultimo episodio su Fox. Eppure, nonostante siano passati ancora tutti questi anni, la serie di Occhi del Cuore è ancora attuale. Con la sigla cantata da Elio e le Storie Tese, Boris è senza dubbio una di quelle serie che bisogna trovare il tempo di vedere.

Una meta-serie

Boris più che una serie è una metaserie. Il soggetto di questo racconto sono infatti la fiction Occhi del Cuore e tutta la sua troupe. Questi, in un piccolo teatro di posa di Roma, cercano di produrre la seconda stagione di una serie che non sembra aver trovato molto successo.

René (Francesco Pannofino), il regista, è ossessionato dall’idea di creare un prodotto di qualità. Attorno a lui però, dalla troupe agli attori stessi, non sono in grado di accontentarlo. E da questa base, nascono tre stagioni comiche, con 14 episodi di circa 20 minuti ciascuno, fatte di insulti, urla, dissidi, nuove amicizie e situazioni sull’orlo della cafonata, che sanno però tanto di realtà. Boris è infatti un vero e proprio spaccato di quella che era, e forse ancora è, la situazione televisiva italiana. In un chiaro contrasto tra televisione pubblica e privata, René deve fare i conti con attori raccomandati, accordi politici, e una Rete che decide il destino dei suoi lavoratori. Ma ancora. In Boris c’è un altro elemento di realtà: già al tempo girava la voce che fosse Favino a interpretare tutti i ruoli. E a distanza di dieci anni la situazione non sembra essere cambiata.

Ed ecco che presto il sogno di fare di Occhi del Cuore un prodotto di qualità si scontrerà con la realtà. Il pubblico vuole una fiction banale, piatta, fatta per occupare le giornate, capace di emozionare ma al tempo stesso senza troppo spessore. Per creare questo però, René sfrutta i suoi attori: primo fra tutti Stanis La Rochelle (Pietro Sermonti), il grande protagonista che si sente il migliore in tutto. Al suo fianco Corinna Negri (Carolina Crescentini), co-protagonista e attrice viziata.

Ma il cast fatto di attori altezzosi e arroganti non è l’unico ostacolo per una buona riuscita di Occhi del Cuore. La fotografia in mano a un direttore drogato, il clima tra la troupe teso, e stagisti “schiavi” che non hanno diritto di parola, rendono il lavoro pressoché complicato.

Il vero cast di Boris

Non tutto quello che si vede in Boris è però la trasposizione della realtà. Il cast scelto per questa avventura è stato senza dubbio all’altezza delle aspettative. L’elettricista romano e romanista coatto, Augusto Biascica, è stato interpretato da Paolo Calabresi (da Smetto quando voglio al più recente Figli). Il direttore alla fotografia, Duccio Patané, è Ninni Bruschetta (da Don Matteo a Quo vado?). E ancora, Alessandro Tiberi (recentemente in Tv con Lontano da te) nei panni dell’assistente dell’aiuto-regia, interpretata invece da Caterina Guzzanti.

Con numerosi ospiti, tra cui anche il regista Paolo Sorrentino, Boris è riuscito nell’impresa di ricreare un prodotto “alla cazzo di cane” come direbbe René, ma non perché privo delle risorse per fare di meglio, ma per l’esatto opposto. Guardando Boris a volte ci si può chiedere “ma perché cavolo l’ha detto?” e forse il bello è proprio questo.

La serie, andata in onda in chiaro su Cielo dieci anni fa, è riuscita a rappresentare alla perfezione un modo difficile come quello della televisione, come già avevano fatto Luchino Visconti e Anna Magnani nel 1952 con Bellissima. Al tempo si parlava di cinema, ora di televisione, ma poco sembra cambiare.

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“F4, Basito”

“Falla un po’ così… alla cazzo di cane”. E’ solo una delle battute che per tutta la serie riempiono la regia di René, costretto appunto a girare un prodotto sull’orlo dello scadente. Ma alla radice di tutto questo c’è il lavoro dei tre sceneggiatori di Occhi del Cuore (interpretati da Valerio Aprea, Massimo De Lorenzo e Andrea Sartoretti). Pagati fior di quattrini dalla Rete per scrivere delle battute, non sono spinti da un senso di bellezza per la buona riuscita di una storia, ma più che altro dalla noia. “F4, basito” è la loro risposta ad ogni blocco dello scrittore, se scrittori possono essere definiti. O “gli straordinari di aprile” chiesti disperatamente da Biascica dopo un anno per un lavoro mai pagato perché la produzione non ha i soldi.

Perché Boris alla fine è fatto anche di questo, di battute ripetute così tanto da trovare uno spazio anche nella quotidianità dello spettatore. Da venire ripetute in compagnia con gli amici, per messaggio, a casa, fino a diventare naturali. E se lo spettatore, chiuso il computer o spenta la Tv, va in giro rispondendo con le battute della serie, allora vuol dire che quella sceneggiatura ha avuto successo.

Una nuova stagione di Boris

Una nuova stagione di Boris oggi forse non riuscirebbe ad avere lo stesso successo. Con nuove piattaforme come Netflix, Sky, Amazon Prime, il conflitto che anni fa divideva la televisione privata da quella pubblica, Mediaset dalla Rai per intenderci, non è più percepito allo stesso modo. Per quanto molti riferimenti di Boris troviano ancora attualità nonostante il passare degli anni, una quarta stagione rischierebbe di copiare in tutto Occhi del Cuore, fino a diventare quasi banale.

Nel 2011 addirittura uscì la trasposizione cinematografica della serie con Boris – Il film dove, ancora una volta, René assetato dalla voglia del cambiamento prova a creare un film nuovo, un prodotto diverso, rivoluzionario, di qualità. E, ancora una volta, si ritrova a richiare quella troupe che, pur con i suoi difetti, è diventata una seconda famiglia.

Link per vedere Boris in streaming

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