Blues la rivisitazione delle cantanti Jazz/Blues di un tempo che fu magico. Alcune volte apprezzate per la loro arte per poi essere macellate dal razzismo, ma allo stesso tempo capaci di graffiare la storia. Dipingendo con le loro interpretazioni paradisiaci luoghi in cui far abitare lo spirito. Un film su tutti ha reinventato una pioniera del blues femminile di colore. Una pellicola che fa molto discutere questo: Black Bottom. Il film cattura la prima icona del blues Ma Rainey mentre insieme alla sua band si preparano a registrare nella Chicago degli anni ’20. Interpretata dalla vincitrice del premio Oscar Viola Davis in un’indimenticabile performance nei panni della nonna stessa, adornata con una boccata di denti d’oro e trucco a vernice spalmata sul viso.
Blues: la musica dello spirito?
Davis incarna la natura oscena, la personalità magnetica e la vulnerabilità che hanno fatto guadagnare a Rainey il titolo di Mother of the Blues. Si distrugge l’anima cantando a squarciagola racconti di lunghe notti trascorse a bere e ad alzarsi male. Quando il suo membro della band Levee, interpretato dal compianto Chadwick Boseman, cerca di rubarle i riflettori, lei canta più forte, non volendo dare lustro agli uomini che cercano di affossare il suo talento. Gertrude “Ma” Rainey faceva parte di uno stuolo di donne che hanno passato la vita cantando il blues.
Al tempo delle donne del blues
A quel tempo, le donne dominavano la scena. Cantanti come Mamie Smith, la prima artista nera a registrare una canzone blues Crazy Blues nel 1920. Memphis Minnie, una delle sue canzoni When The Levee Breaks è diventata una formidabile cover dei Led Zeppelin. Imsieme a Bessie Smith sono state alcune delle prime star che hanno girato l’America facendo spettacoli nei teatrali. Rainey ha realizzato oltre 100 registrazioni e ha influenzato generazioni di musicisti, ma al di là delle preziose collezioni degli amanti del blues, il suo nome è pronunciato raramente.
L’eredità delle Blackbirds
Tutto sta cambiando e l’eredità delle donne blues viene riesaminata da una nuova generazione desiderosa di colmare le lacune della storia della musica. Alla fine dell’anno scorso, la vita tumultuosa della cantante blues Billie Holiday è stata illustrata nel documentario Billie. Il documentario comprendeva vecchie interviste anche insieme ad altri musicisti. Il docufilm ha tentato di non mostrarla solo come una vittima ma sopperire la grande artista che era. Comunque sia Bettye LaVette, un’altra immensa cantante le chiamava: i suoi uccelli neri. Parlando al New York Times, LaVette ha detto: “Queste donne sono le prime cantanti nere che ho sentito. Sapendo cosa hanno passato tutte queste donne, posso ritrovarmi in ciascuna delle loro canzoni perché anch’io sono un uccello nero“.
È ora di riscuotere i debiti
È ora che queste donne riscuotano i debiti. Per decenni, la vera origine del blues è stata oscurata dal mito dell’uomo solitario, dalla sua chitarra e dal suo dolore. La tendenza fu resa popolare negli anni ’30, quando i collezionisti di canzoni e le case discografiche videro un’opportunità per commercializzare questo approccio magico come la forma più pura di blues. Un approccio simile avvenne per la nascente scena rock’n’roll. Il gospel con la chitarra di Tharpe è stato raramente considerato come l’ispirazione dietro il genio di Elvis o Chuck Berry. Anche Berry ha ammesso che gran parte della sua carriera è stata “una lunga imitazione di Rosetta Tharpe“.
Blackbirds – Bettye LaVette celebra le donne di colore