È morto il 26 novembre a 77 anni, dopo una lunga malattia Bernardo Bertolucci, il regista che ha sempre ballato da solo.
Bertolucci ha sempre fatto quel che gli pareva, e l’ha sempre fatto da solo. Ha fatto, a cavallo degli anni Ottanta e Novanta, la grande trilogia esotica: L’ultimo imperatore, e poi Il tè nel deserto, e Piccolo Buddha. Col primo vinse nove Oscar, unico caso per un regista italiano, ma anche quella volta non fu preso sul serio, cioè sì, ormai era Bertolucci il grande, ma pareva un film americano, non c’era manco il Tevere.
Bertolucci ha infatti segnato col suo stile e con la forza dei suoi racconti il cinema internazionale: balzato agli onori delle cronache con lo scandaloso e discusso (ancora oggi) Ultimo tango a Parigi (1972),
in America venne accolto come « il più potente film erotico mai fatto e può rivelarsi il film più liberatorio mai realizzato», così scrissero sul Newyorker , in Italia venne accolto come un mostro eretico, da bruciare. Letteralmente, visto che nel 1976 venne disposta la distruzione del film dalla Corte di Cassazione , dopo una lunga vicenda processuale . Seguita al taglio immediato degli otto secondi incriminati che, nella copia italiana (quella che si salvò dalle fiamme), non si videro mai più. Anche se alla fine degli anni’80 venne finalmente trasmesso in tv.
Bertolucci ha mosso i primi passi alla regia come assistente di Pasolini in Accattone ed sono di Pasolini soggetto e sceneggiatura del suo primo film dietro la macchina da presa, La commare secca (1962). E da lì è un susseguirsi di capolavori: da Novecento (1976), il cui cast internazionale formato da Burt Lancaster, Sterling Hayden, Gèrard Depardieu, Dominique Sanda, Robert De Niro, Stefania Sandrelli e Francesca Bertini, mette in scena con efficacia melodrammatica le vicende di due famiglie patriarcali contadine della zona emiliana, a La tragedia di un uomo ridicolo (1981), con Tognazzi, per arrivare a L’Ultimo Imperatore (1987), premiato con 9 Oscar – di cui due ‘personali’ come Miglior Regista e per la Miglior Sceneggiatura non originale -, due Golden Globe, tre David di Donatello, un Nastro d’Argento, giusto per citare alcuni dei suoi riconoscimenti per la pellicola tratta dall’autobiografia dell’ultimo imperatore della Cina, Pu Yi.
Negli anni Novanta un altro capolavoro : Il the nel deserto, un viaggio alla scoperta di un universo tanto affascinante quanto misterioso, nonché un percorso introspettivo che porta i tre personaggi principali a interrogarsi su se stessi, sul legame che li lega e a mettere in dubbio certezze e modi di comportamento acquisiti. Bertolucci firma una delle sue pellicole più complesse, ostiche e criptiche che altro non è che un melodramma privo di romanticismo, una riflessione sull’amore e un’opera profondamente intimista rivestita da una confezione da kolossal. L’apertura verso un mondo esterno ed estraneo, il confronto con una cultura diversa, la messa in discussione di un’idea preconcetta di affettività portano i protagonisti a svolgere un cammino tortuoso, interiore e concreto, accompagnati da un cielo riparatore (questo il titolo originale del libro e del film) attraverso la vastità sconfinata del deserto, due elementi smisurati e statici che esaltano per contrasto i turbamenti, le smanie emotive e le peculiarità individuali dei soggetti coinvolti.
Io ballo da sola è uscito nel 1996 ed è la storia di una ragazza che viene spedita in Toscana a casa di amici dal padre vedovo dopo la perdita della moglie. Qui turberà la tranquillità della comunità locale, perderà la verginità, esplorerà i territori del sesso e si riscoprirà donna. The dreamers – I sognatori esce nel 2003 ed è un film che deve molto alla nouvelle vague francese richiamata spesso in molte scene del film, basti pensare a quella nota della corsa attraverso i corridoi del Louvre. Siamo a Parigi, anno 1968, e 3 ragazzi si conoscono fino a fare evolvere il loro rapporto in un mènage a trois
L’ultimo film del regista è stato Io e te lo la storia di un adolescente problematico e della sorellastra che nella loro emarginazione trovano un contatto privilegiato. La pellicola è tratta dal libro di Niccolò Ammanniti.
Che ci sia oggi un erede di Bertolucci oppure no, è difficile pensare che ci sarà mai qualcun altro come lui, lascia dietro di sé per le nuove generazioni una grande lezione di cinema, un anticonformista, rivoluzionario, sognatore che con la macchina da presa ha indagato l’anima e le varie forme dell’amore e del sesso