Ben Cavendish è un polistrumentista e cantautore che abbina musica e arte visiva. Il suo ultimo singolo Sollievo, in collaborazione con Ashes, è un matrimonio perfetto tra stile musicale e coerenza visiva.
Quando nasce il progetto “Ben Cavendish”?
“Il progetto nasce all’inizio della quarantena, quindi verso marzo 2020. Io suonavo già da molto prima, ma dopo il lockdown ho cominciato a scrivere canzoni e ad avere un po’ più chiara l’idea del progetto. E proprio durante la quarantena m’è venuta in mente l’idea del nome Ben Cavendish. Poi, durante l’estate, ho cominciato a registrare i brani concepiti durante quel periodo”.
Possiamo dire, perciò, che la pandemia ti ha aiutato
“Mi ha incentivato tanto, sì. Tutto quel tempo chiuso dentro casa c’erano tante cose da fare, ma allo stesso tempo anche poche, quindi mi sono sfogato facendo musica”.
Ho letto che sei un polistrumentista, un po’ come Dave Grohl dei Foo Fighters.
“Che è una delle mie ispirazioni più grandi, tra l’altro”.
Ti capita di avvalerti anche della collaborazione di qualcuno?
“Per quanto riguarda il suonare, fino a ora ho sempre suonato io i vari strumenti. Poi, ovviamente, non sono un maestro in alcuni, perciò è probabile che in futuro collaborerò con qualcuno”.
Come nasce una canzone di Ben Cavendish e come evolve il processo creativo?
“Può nascere in varie maniere. Di base comincio con chitarra e voce. Abbozzo la melodia, poi inizio a lavorarci al computer, perché produco anche le mie canzoni. Il lavoro che svolgo al computer è uno step che serve a dare una direzione precisa al brano. In questa fase posso rimaneggiarlo e aggiungere qualcosa”.
Ci parli della collaborazione con Ashes?
“Ci siamo conosciuti nel novembre 2020. L’ho vista su Instagram, dove aveva iniziato a pubblicare video di cover, e ho iniziato a seguirla e a chiacchierare con lei. Da subito ci siamo trovati in sintonia, e quasi un mese dopo abbiamo iniziato a scrivere una canzone insieme. Poi lei è stata ingaggiata dall’etichetta discografica Cantieri sonori, che è anche la mia etichetta, e quello ci ha spronato ancor più a collaborare insieme al brano intitolato Sollievo”.
Tra voi c’è un’intesa pazzesca, che si nota soprattutto nel live al Royal8 Skybar, dove suonate “In bilico”. La canzone è bellissima e voi sembrate artisti navigati. L’avete scritta a quattro mani?
“Testo e melodia sono scritti da Ashes, che poi mi ha chiesto di produrre il brano e comporre quindi tutta la parte strumentale, cosa che ho avuto piacere di fare. Ed ecco spiegato perché nella versione acustica la accompagno. Ci siamo trovati molto in sintonia anche lì”.
Il videoclip di Sollievo, singolo con Ashes, è una magnifica cornice e racconta una storia. Come è nata l’idea?
“L’idea del video è nata in un periodo in cui ero andato a trovare Ashes. In precedenza lei era venuta a Roma per registrare delle canzoni. Quando sono andato a trovarla io, c’è venuto in mente di prendere ciò che il testo dice e ricostruirlo visivamente. C’è quindi tutto lo sfondo azzurro e i vari elementi del testo raccontati attraverso una serie di oggetti. E poi abbiamo aggiunto questa raccolta dei video che abbiamo fatto con il telefono quando ci siamo incontrati, mentre passeggiavamo. Il video è tutto opera nostra. L’abbiamo creato a casa”.
In pratica siete dei mostri.
“[ride]”
Non solo avete una visione nitida, ma riuscite anche a realizzarla. Il che non è cosa da poco.
“Sono contento che [il video] ti piaccia”.
Guardando anche alcune cover, tipo quella di “Asfalto”, si nota che l’approccio visivo è un elemento sul quale giochi molto. E lo usi per raccontare qualcosa di te.
“Mi piace molto collegare l’aspetto musicale con quello visivo. Che sia la copertina o altro, è una cosa che amo fare. È bello quando l’ascoltatore, oltre a identificarsi nel testo e nella musica, si accorge di una correlazione tra l’immagine e il resto. È una cosa che aggiunge coerenza al tutto”.
La tua musica appartiene all’urban hip-hop, che qui in Italia va per la maggiore, soprattutto tra i giovani. Come si emerge in un mercato che offre una varietà di artisti che fanno lo stesso genere?
“La cosa che fa emergere un artista è la diversità, cioè come si differenzia da tutto il resto. E la differenza può risultare da un elemento stilistico o anche dal modo di presentarsi, quindi dall’immagine e dall’atteggiamento. Nel mio caso, ecco, credo di avere un modo abbastanza singolare di approcciare alla scrittura dei brani. Io faccio urban hip-hop, ma ci metto dentro anche tante varianti: indie, pop, rock. Mi piace essere eclettico e credo sia questo l’elemento che mi differenzia. Spero sia abbastanza per emergere”.
Tra i progetti futuri di Ben Cavendish c’è una nuova collaborazione con Ashes?
“Abbiamo sicuramente tante canzoni in serbo, ma anche i nostri progetti separati. Io ho in cantiere un EP che è quasi pronto e uscirà nel nuovo anno. Passo le mie giornate in studio di registrazione. Di canzoni che ne sono a bizzeffe e col tempo le farò uscire tutte. Non ci fermiamo”.