“Dolce e crudele”, libro in cui Anthony Delon affronta le complesse dinamiche della propria vita familiare, è un successo editoriale. Le violenze subìte, il difficile rapporto con il padre, la resilienza e infine il perdono: in questa intervista l’attore francese apre una finestra sul proprio passato.
Quando matura l’idea del libro e quali motivazioni ci sono dietro il bisogno di scriverlo?
L’idea è nata nell’agosto 2020, mentre ero in vacanza con la mia famiglia. Mia madre era molto malata, sapevo che sarebbe morta, e anche la salute di mio padre era molto fragile. Decisi quindi di parlare di noi, di me, della mia famiglia. Sentivo la necessità di lasciare una testimonianza. Probabilmente era un modo per fermare il tempo, perché avevo paura di quello che sarebbe successo in un prossimo futuro. Volevo anche fare loro un omaggio.
Il titolo (dell’edizione francese) è “Entre chien et loup”. Chi o cosa rappresentano il chien e il loup?
È un’espressione francese per descrivere quell’ora magica, tra la notte e il giorno, dove non sai se è già buio o se c’è ancora luce. È anche una metafora di quel passaggio in cui da bambino diventi adulto.
La storia comincia con il funerale di Georges Beaume, il suo padrino. Leggendo mi sono fatto l’idea che Beaume sia stato come un genitore aggiunto. Che impatto ha avuto questo signore su di lei e sulla sua vita?
Era una figura paterna. Mi ha strutturato, mi ha dato presenza e amore incondizionati. Era una persona luminosa e in un certo senso mi ha aiutato a stare fuori dall’oscurità: la nostra oscurità familiare. È diventato anche un bisnonno per le mie ragazze. Lo amavano così tanto…
A proposito di genitori, che tipo di genitori sono stati sua madre e suo padre?
Erano piuttosto assenti, molto impegnati con la loro carriera di attori e piuttosto egocentrici. Ma negli ultimi vent’anni della sua vita mia madre si è ravveduta. Per me era un po’ troppo tardi, ma per le mie ragazze è stato fondamentale. Questo mi ha aiutato a perdonarla, devo dire. Quel che importa è che non ho mai smesso di amare i miei genitori. Ciò che devi imparare è prendere le distanze, fisicamente ed emotivamente.
Uno dei temi che emergono nel libro sono le violenze che suo padre esercitava su di lei.
Ci sono due o tre momenti violenti, ma non è di questo che parla il libro. Parla di solitudine, resilienza e perdono. Parla di cosa puoi fare per cercare di guarire tutte queste cicatrici che ci impediscono di diventare finalmente noi stessi. È anche un omaggio alle persone che erano lì per me, le mie guide. Ma ci sono anche dei momenti divertenti, perché ovviamente nella vita non tutto è oscuro.
Il contesto nel quale cresciamo influenza la personalità e forma il carattere. C’è un passaggio nel quale lei parla di una famiglia in cui “l’amore è vittima di una maledizione”. Come possiamo allontanarci da quel modello che i nostri genitori ci impongono e diventare emotivamente più consapevoli?
Devi prima capire lo schema della tua famiglia, quindi cercare di perdonare quel che ti hanno fatto passare e non ripetere gli stessi errori con i tuoi figli. La terapia aiuta molto. Le persone non dovrebbero aver paura di ottenere un aiuto professionale. L’empatia, poi, è molto importante: devi rivolgerti agli altri e cercare di non concentrarti sempre sui tuoi bisogni, dolori e paure. Avere compassione per le persone che soffrono apre la tua mente e la tua buona volontà. Ma penso che una delle cose più importanti, e più difficili, sia avere un monitoraggio quotidiano del tuo comportamento.
Che effetto ha avuto su di lei l’ingombrante ombra paterna? L’ha spronata a dimostrare il suo talento o le ha causato frustrazione?
Una cosa che ho imparato nella vita è a non confrontarti mai con nessuno, specialmente in questo lavoro, o soffrirai sempre. Come mi disse un mio caro amico dopo aver ricevuto la sua Palma al Festival di Cannes: “Saremo sempre i perdenti di qualcun altro”, quindi l’importante è fare le cose con il cuore. Segui la tua passione. Alla fine il duro lavoro fa la differenza. Come attore devi essere fedele a te stesso, ma anche questo è molto impegnativo.
Com’è si è evoluto il rapporto tra lei e suo padre dopo l’ictus che l’ha colpito?
Ci ha avvicinato. Ho anche capito che poteva morire da un momento all’altro…
Scrivere è un viaggio nella psiche e ci dà la possibilità di conoscerci meglio. Cosa ha scoperto di sé mentre scriveva questo libro?
Ho scoperto tante cose, ma una delle più importanti è che non mi amo abbastanza. Questo è probabilmente un effetto collaterale dell’abbandono sperimentato durante la mia infanzia. Per certi versi ancora non mi prendo cura di me stesso.
Che padre è Anthony Delon? Ha spezzato quella maledizione di cui parla nel libro?
L’ha fatto. È stato molto difficile, ho dovuto essere duro con me stesso e affrontare i miei demoni. È stata la mia battaglia più dura. Ma l’amore che ho per i miei figli e il modo in cui me lo stanno restituendo oggi, mi ha fatto credere che ne valesse la pena. Sai, alla fine la carriera scomparirà molto velocemente e così i soldi. Ciò che dura è ciò che dai e insegni ai tuoi figli, i valori. Questo è il tuo vero contributo al mondo e al futuro. In questo modo creerete un posto migliore per l’umanità. Anche per questo penso che i genitori abbiano tutta la responsabilità.