Lottano dentro e lottano fuori. Lottano con le emozioni, con la vita e contro chi le vuole succubi.
Un’epoca sempre contraria.
Ma qual è il futuro che le aspetta?
Adelaide J. Pellitteri è una donna ed è una ricercatrice. Ricerca e crea pensieri e storie, come quelle che racconta nei suoi scritti. Il suo libro d’esordio è “Donne fino ad epoca contraria“.
Trentadue racconti che dal ’68 si snodano per lunghi decenni fino ad arrivare ad un futuro lontanissimo immaginario, distopico e delirante.
Intervista con l’autrice
In quale epoca noi donne siamo state o saremo libere Adelaide?
Non lo saremo mai se rinunciamo a noi stesse, e per quello che ti dico adesso non storcere il naso. Ad esempio è spettrale immaginare che la donna sia realizzata solo, e ripeto “solo”, nel lavoro (purtroppo è questa l’idea che si cerca di fare passare, e te lo dico da lavoratrice quale sono stata per 20 anni). Noi siamo soprattutto educatrici sociali, e perso questo ruolo tutto ci si ritorce contro, e si ritorce anche contro la società intera. Chi meglio di noi può insegnare al mondo a rispettarci? I figli, in questo, sono la nostra “arma” per la vera conquista. Le leggi, le pene – come si può vedere servono a poco – punire vendica ma non risarcisce. Potere scegliere è importante, questo sì e per fortuna lo abbiamo conquistato, però da ora in avanti siamo sicure che alla scelta non siamo indotte da un’etica che non ci appartiene?
Il cambiamento è una cosa che spaventa sempre un po’, in genere nella vita di noi donne diventa una costante oppure dovrebbe esserlo?
Non deve spaventare il cambiamento, c’è sempre tempo per raddrizzare il tiro, che non significa tornare indietro, ma migliorare il futuro.
Qual è la spinta che ti arriva nel dedicarti ad un tema come è la situazione femminile?
Ascoltare ed osservare il mondo nella sua quotidianità. Non sono i cambiamenti epocali a fare la differenza, ma i sottili cambiamenti della vita di tutti i giorni, le piccole abitudini che si perdono o si prendono lì dove vivi. Si dice sempre che il mondo cambia ma i sentimenti no, e se invece anche i sentimenti stessero per cambiare? Non ce ne accorgiamo ma è così, la difficoltà nei rapporti sentimentali sta diventando un fenomeno che porta al cambiamento di comportamenti in modo radicale e pericoloso, e la donna è la prima a pagarne le conseguenze; ecco è questa la sua situazione. Alla luce di quanto abbiamo detto non può sembrarci strano che la condizione peggiore si registri nell’adolescenza; le ragazzine sono quelle che maggiormente “se la vedono brutta”.
Nei trentadue racconti, la storia che più piace a te? Quella che hai sentito di più…
I disordini del cuore, il racconto centrale e anche il più lungo (più che un racconto un romanzo breve), è un po’ il fulcro del libro, ne racchiude tutto il senso.
Le donne e la tua Sicilia
Sarò sintetica: Mia madre. Da lei viene tutto ciò che sono e tutto ciò che amo: Terra, origini, passione letteraria, attenzione per il futuro. Una donna può insegnarti molto, e ne va della tua stessa vita. Inferno o paradiso dipende sempre da una donna. Così la tua domanda potrebbe trasformarsi in Le donne e la tua Toscana, Campania, Abruzzo, Molise, Piemonte… Una donna è la tua origine.
Quale libro ami al punto di voler esserne stata l’autrice?
Diciamo che la mia autrice preferita è Oriana Fallaci, ma un libro che mi è rimasto nel cuore è Sostiene Pereira di Antonio Tabucchi, e la lista potrebbe continuare con Il sentiero dei nidi di ragno di Calvino, altro capolavoro, ad esempio, e se mi dai spazio non la finisco più.
Quanto c’è di te in quello che scrivi?
Direi niente se guardiamo alla psicologia dei personaggi, io li registro sulla scena e basta. Nel libro ovviamente porto tutto alle estreme conseguenze, esagero ma… Potrei affermare anche il contrario, se parliamo di cose che colpiscono il mio immaginario in qualche modo ne sono l’opposto. Anche nei racconti in prima persona non sono mai io, sono sempre “loro” i miei personaggi.
Cosa stai leggendo adesso?
Sto per finire La ragazza con la Leica di Helena Janeczek e ho in coda Terra matta di Vincenzo Rabito, la storia vera di un soldato siciliano durante la guerra del ’45, scritto in forma di diario. L’autore era quasi analfabeta e quindi il testo riporta una scrittura estremamente evocativa per chi è siciliano, ma difficile per chi non lo è.
Hai già avanti a te la prospettiva di un altro progetto?
Sì, è in cantiere ma siamo ancora all’alba, spero di portarlo a termine entro due anni, ma non è facile, sono una donna e oltre a scrivere ho una vita da portare avanti, i sentimenti di chi mi è accanto da rispettare e soprattutto viverli.
Ora non resta che dedicarsi alla lettura!