I Selton presentano il loro nuovo disco: Benvenuti

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I Selton, la band italo-brasiliana di Daniel Plentz Eduardo Stein Dechtiar e Ramiro Levy, si racconta nel nuovo album Benvenuti. Parlando di politica, musica, Pasolini e tanto altro.

Chi sono I Selton?


La band è composta da artisti di origine brasiliana (Daniel Plentz, Eduardo Stein Dechtiar e Ramiro Levy) che da anni vivono a Milano. Non stupisce quindi come uno dei loro obbiettivi sia quello di mirare alla contaminazione del mondo, mischiando origini e riferimenti raccolti nei viaggi e nelle loro esperienze di vita. Il risultato è un genere definibile come folk rock brasiliano un ibrido tra il it-pop e la bossanova. Queste le parole di Daniel Plentz a riguardo: ”Parliamo portoghese fra di noi, il mondo intorno a noi è italiano. E, dopo dieci anni che siamo qui, ormai ci è entrato dentro. Certo a livello artistico abbiamo messo in discussione la nostra identità: di solito scriviamo i pezzi fra di noi, con Tommaso Colliva in cabina di regia; stavolta invece abbiamo chiamato anche altri musicisti e produttori. Ci siamo detti: anziché parlare di contaminazione, contaminiamoci davvero”.

Benvenuti il nuovo album dei Selton


Benvenuti è il nuovo disco della Band italo-brasiliana I Selton. Gli artisti ci raccontano come è nato l’album partendo da uno dei temi sottesi, quello della politica. Queste le loro parole a riguardo: ”Il concept è nato prima della pandemia, quando il tema era Salvini e i suoi porti chiusi. E ovviamente sì, ci siamo chiesti se dopo il lockdown avesse ancora senso. Risposta: affermativa. Stiamo diventando più egoisti. Il lockdown ci ha isolati in noi stessi, sugli schermi dei nostri telefonini. È una truffa: siamo un’unica grande comunità, speriamo di riscoprirlo presto”. Benvenuti esce dopo quattro anni dal precedente album de I Selton Manifesto tropicale, ed è il primo disco interamente in italiano della band italo-brasiliana. I temi trattati nell’opera musicale sono i più disparati dalla politica, agli amori, alle ansie per il futuro, per finire con la disillusione per le sorti del mondo.

Come è nata la realizzazione dell’album


I musicisti confessano che la realizzazione del disco non è stata facile. Queste le parole di Danie Plentz a riguardo: ”Non è stato per niente facile (ride). Ci siamo mossi su quella riga sottile fra il “diminuire” la nostra identità e l’accrescerla. Alla fine è un disco sperimentale”. Della stessa opinione è Ramiro Levy che dichiara: ”Del resto la nostra musica è sempre ricerca. Tanto più stavolta, che non volevamo diventare la caricatura di noi stessi, ma provare un salto in avanti. Parlavamo di contaminazione ma poi eravamo chiusi in una bolla. Siamo da sempre un mash-up, eh”. La conversazione continua e I Selton raccontano delle loro contaminazioni tra Eduardo che ha origini polacche, Ramino egiziane, e gli inizi della loro attività musicale a Barcellona. Continua quindi Daniel affermando:” Con un disco come questo sono venute fuori maggiormente le identità di ciascuno di noi. In un certo senso, è un album frutto del compromesso. Ma non in senso negativo. Dove c’è compromesso, c’è vita. C’è incontro, c’è progresso”.


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Benvenuti il disco ”italiano” dei Selton

Alla domanda poi se Benvenuti fosse il loro disco più italiano, la band risponde che sicuramente è il disco con cui sono voluti uscire dagli stereotipi della musica brasiliana. Cercando i suoni del brasile contemporaneo, circostanza che può anche non piacere al pubblico più affezionato ai suoni caldi brasiliani e che allontana un pò da quella idea di stereotipi e tradizioni popolari che nella musica spesso viene ricercata. Conclude quindi Daniel parlando proprio di stereotipi affermando: ‘‘C’è uno stereotipo che ci riguarda: se vai al concerto dei Selton, ti diverti. Vero, ma non è solo così. Non siamo il Valium della gente. Ci piace affrontare temi tristi col sorriso. Il modello è Jannacci. O Jovanotti, Daniele Silvestri, Pino Daniele. A livello italiano e direi anche europeo, sembra che se non sei triste e arrabbiato non hai credibilità artistica. Non è così”.

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