Hedvig Mollestad Trio, Ding Dong, You’re Dead combina jazz e rock

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L'Hedvig Mollestad trio

Una combinazione tra jazz e rock: questo è il disegno dell’Hedvig Mollestad Trio, che ha appena rilasciato il suo ultimo album: Ding Dong, You’re Dead

Chi è Hedvig Mollestad?

Ci sono mille modi per combinare i generi. Gruppi metal che combinano musica strumentale e sinfonica, artisti classici che inseriscono contaminazioni elettroniche, innovatori che riempiono il buco tra country e pop e gruppi synthpop che vestono un’estetica horror. L’ultima sorpresa proviene dalla Norvegia, che decide di riempire un’altra voragine. Ecco l’Hedvig Mollestad Trio, guidato dall’omonima chitarrista e due compagni di avventure. Si tratta forse del primo gruppo che sceglie di combinare il rock duro, uno dei marchi di fabbrica della musica del nord Europa, e la combina con il jazz. Il loro ultimo album Ding Dong, You’re Dead risale al 2021, ottavo in una grande carriera. 

La Mollestadt è un’artista molto versatile che vanta collaborazioni che attraversano decine di generi: il pop della connazionale Hilde Marie Kjersem come il rock del gruppo death’n’ roll dei The Cumshots. Non mancano in Ding Dong, You’re Dead le citazioni al mondo dell’horror, nonché al padrino della musica macabra Ozzy Osbourne. Nonché al macabro della quotidianità, come la pandemia di Coronavirus. “all’improvviso, può arrivare qualcosa di veramente brutto alla tua porta, che cambia tutte le carte in tavola”, dichiarano in un’intervista per Ondarock. Fa tutto parte dello spirito curioso e non privo di ironia di Hedvig Mollestad, che fa del “provare tutto e quanto più possibile”

Un album macabro

Ding Dong, You’re Dead non è un disco facile. Completamente strumentale, una combinazione in crescita di riff pesanti e macabri, pochi BPM e molta sostanza. Un lavoro fatto di atmosfera, mood e racconti nel silenzio, un dolore che non soffoca e non soverchia. Hedvig Mollestad non ha paura di niente, nemmeno di rimostranze da parte dei fan dei due generi, che presentano zoccoli duri di fan chiusi di mente e limitati in termini di genere. Lei stessa vanta una serie di influenze poliedriche che toccano più generi alla volta. Dal jazz, naturalmente, con colonne portanti come Miles Davis e Chet Baker, come anche artisti locali e popstar. Paul McCartney, Janet Jackson, Neil Young… non manca davvero nessuno. “Se siamo un ponte tra questi due generi”, dichiara a Ondarock, “allora dobbiamo essere sicuri di costruirlo per bene, perché è un fiume dannatamente largo da attraversare!”

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