I ragazzi del M.L. King: #lascuolanonsiferma e loro ripropongono Domani

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I ragazzi del M.L. King

Cosa succedede quando un gruppo di ragazzi e una professoressa di un liceo decidono di far sentire la propria voce in un momento difficile come quello che stiamo vivendo? Si crea una delle più belle trovate musicale dell’anno! Sto parlando dei ragazzi e degli ex ragazzi del liceo M.L King di Favara.

Andiamo per ordine: di cosa parliamo?

Qualche giorno fa ho avuto la possibilità di parlare con Salvatore Saieva, Angelo Vita, Giusy d’Anna e la professoressa Arianna Vassallo. Loro sono gli autori di un video musicale che non ha nulla da invidiare a Rain over me di Gaga e Ariana Grande, anzi! Questo video musicale, nato in un momento di difficoltà ripercorre in modo creativo e attuale la canzone Domani 21-04-09 di Artisti Uniti per l’Abruzzo.

Con la scusa fornita da una richiesta per una festa della legalità, la professoressa Arianna Vassallo ha deciso di creare una sua versione della canzone Domani all’interno di un progetto scolastico della scuola per cui insegna: il Liceo M.L King di Favara.

Non sono l’unico ad averli notati…

Quando ti arriva un messaggio con un video come quello dei ragazzi del M.L. King sul cellulare, é difficile non cercare di contattarli per farci quattro chiacchiere, ed é proprio così che é andata. Solo dopo l’intervista però, i ragazzi del M.L. King sono stati annoverati nel ben più grande progetto dela Ministero dell’Istruzione: #lascuolanonsiferma. Il sito istituzionali riporta:

“Tre generazioni di giovani artisti, allievi ed ex allievi del liceo “M. L. King” di Favara, si sono riunite, collegata a distanza da varie città di Italia, per rendere omaggio ai medici e agli infermieri, ma anche per dare un segnale di speranza con le parole e la musica. Insieme, hanno rielaborato il testo della canzone “Domani”, registrata in occasione del sisma in Abruzzo e pubblicata il 6 maggio 2009. “La musica e la scuola hanno un’enorme responsabilità: quella di dar voce a pensieri liberi e di diffondere valori e sapere – scrive il gruppo di studenti –. Insieme possono essere un magnifico antidoto alla paura e all’ignoranza; è proprio questo quello che ci siamo proposti di trasmettere con questo video”.Ministero dell’Istruzione – Archivio #lascuolanonsiferma

Il gruppo al completo

Per necessità pratiche, parlare con un gruppo di 17 persone tutte insieme via pc non era possibile, quindi ho chiesto di parlare con la coordinatrice del progetto, la Professoressa Arianna Vassallo; i due autori del testo: Angelo Vita e Salvatore Saieva; e l’editor del video: Giusy d’Anna. Riporto però, rivolgendo ancora i miei più meritati complimenti, tutti i ragazzi che hanno preso parte a questo progetto, che mi ha stupito per la sua bellezza e per la sua buona esecuzione! (Fin troppe volte abbiamo visto e sentito spiriti artistici provarci senza riuscirci in questi mesi difficili; per fortuna non in questo caso)

Prof. Arianna Vassallo – regia + canto

Angelo Vita – chitarrista + canto + montaggio base + modifica del testo

Salvatore Saieva – pianista + canto + modifica del testo

Giusy D’Anna – violinista + canto + editing video e montaggio assoli

Antonio Di Caro – Batteria

Rosy Puccio – Basso elettrico

Giovanni Sutera Sardo – voce

Simona Arnone – voce

Vincenzo Patti – voce

Chiara Rizzo – voce

Dalila Bongiorno – voce

Raffaella Montalbano – voce

Gabriele Puma – voce

Antonio Caramazza – voce

Selene Infantino – voce

Sergio Maria – voce

Giovanni Maria – voce

Cosa ci siamo detti?

Il video

Tre generazioni di giovani ARTISTI, allievi ed ex allievi del Liceo "M. L. King" di Favara, si riuniscono da varie città…

Pubblicato da Arianna Vassallo su Lunedì 4 maggio 2020

L’intervista:

Ciao a tutti!

Insieme: Ciao!

Partiamo da te Arianna: tu sei stata la loro insegnante? Come é andata la creazione di questo gruppo?

Prof Arianna Vassallo: Si, di alcuni di loro ero l’insegnante curriculare mentre altri li ho recuperati in un progetto che io porto avanti da anni. È un progetto di teatro e musica, per il quale abbiamo realizzato diversi musical nel corso degli anni. Loro tre in particolare, 6 anni fa quando erano al liceo con me, hanno partecipato alla realizzazione del musical NON ABBIATE PAURA sulla vita di GIOVANNI PAOLO II, che per un anno e mezzo ci ha portato a stare insieme 3-4 pomeriggi a settimana, a causa del lavoro enorme.

C’era, infatti, tutta la musica dal vivo e loro suonavano oltre che cantare e recitare. È stato un lavoro difficile e lungo, si sono consolidati dei rapporti forti, tanto che Salvatore e Angelo si sono laureati e io sono stata alla festa di laurea di entrambi. I rapporti non si sono mai persi li abbiamo mantenuti nel tempo. Certo non è la stessa cosa che averli ogni giorno a scuola ma sicuramente non ci siamo persi mai.

E lo stesso con gli altri ragazzi che ho coinvolto, ho pensato, visto che c’era l’opportunità di una piattaforma virtuale in cui si è lavorato negli ultimi mesi: “perché non richiamarli tutti insieme e creare qualcosa di nuovo tutti insieme?”

Parlando di quello che è successo, tornando a instaurare un dialogo più quotidiano, come hai vissuto questo rientro nel gruppo dei ragazzi? Hai sentito delle differenze legate alla situazione sociale di oggi?

Prof Arianna Vassallo: Considerato che purtroppo sono costantemente impegnata nella didattica virtuale quindi sono costretta a vedere I ragazzi virtualmente, il ritrovali ogni giorno anche se a distanza per me è stata una esperienza bellissima.

E quale è stato il motivo che ti ha fatto dire dovremmo fare qualcosa?

Prof Arianna Vassallo: Diciamo che l’idea è partita dal fatto che a Favara si tiene la Festa della Legalità, e mi è stato chiesto di creare un coro interscolastico come gli altri anni. E io mi sono detta: “ma perché invece di creare un coro interscolastico tra le scuole di favara io non mi creo un coro intergenerazionale tra gli studenti e ex studenti del King. Quindi ho pensato mi richiamo tutti i miei alunni e creiamo qualcosa di bello. Certo non mi aspettavo qualcosa di così bello. Penso che si sia creato un capolavoro.

Il risultato finale è veramente di ottima qualità. L’utilizzo della canzone E DOMANI, è stata voluta, pensata o la scelta è stata spontanea?

Prof Arianna Vassallo: Si, io sono una democratica quindi di solito metto in scena tutti per far decidere tutti. Abbiamo pensato ad altri testi all’inizio. DOMANI ci è sembrato il più opportuno per vari motivi: intanto avevamo poco tempo, la settimana della legalità era ai primi di maggio e noi abbiamo cominciato a vederci il 20 aprile. Pochissimo tempo, in due settimane abbiamo fatto tutto. DOMANI aveva già una divisione delle voci e tante cose che ci permettevano di ridurre I tempi di preparazione, quindi abbiamo scelto quella. Dopo di che io ho chiesto a Salvatore e Angelo di modificare il testo e loro mi hanno detto che avrebbero modificato solo le parti che non c’entrano con il periodo, tipo le parti che parlavano proprio dell’Abruzzo. Dopo mezzora mi chiamano, e mi dicono “ma se modifichiamo tutto il testo per intero?” e in mezza giornata avevo il testo pronto.

Dato che in entrambe le canzoni vedo il collegamento con il momento della ripartenza, al momento della rinascita, della forza nonostante le difficoltà. Quanto credete che, a parte il punto di vista tecnico che la rende una canzone untile e comoda da sistemare, ci possa essere…

Prof Arianna Vassallo: Un riferimento al testo originale? Si, sicuramente. Perché Domani era stata scritta per la rinascita di un paese, che aveva subito una forte scossa di terremoto in quel caso, ma anche emotivamente non è stato un grande trauma; ovviamente l’abbiamo avvicinata al momento di oggi. Infatti, alcune delle parole sono rimaste quelle perché erano indicative di questa speranza. Come ho detto a Salvo, quando ha riscritto il testo, il messaggio deve essere chiaro, a parte l’omaggio per il gli angeli in corsia, deve essere chiara la speranza che possiamo rinascere migliori, in un mondo in cui vinca di nuovo il rispetto per la natura e per l’uomo, questo l’ho posto come base per il nuovo testo. Poi ci hanno pensato loro.

Questa è una cosa molto bella, in un periodo in cui la società va a cercare il negativo, avere una canzone del genere scritta da persone giovanissime, da spirito di speranza nell’umanità. Qual è la ricaduta che sta avendo dal punto di vista sociale questo pezzo?

Prof Arianna Vassallo: Intanto sta avendo una visualizzazione che non ci aspettavamo. Al di la del numero (10500 senza aiuto di nessuno, di sostegno). È un progetto scolastico. Anzi, stiamoci attenti, perché quando abbiamo fatto NON ABBIATE PAURA abbiamo cambiato tutto, poi è venuto un prodotto di qualità cosi ottimale che mi ha telefonato il produttore del musical che mi voleva denunciare perché avevo copiato. E ora io ho il terrore che arrivi Jovanotti o qualcuno che mi telefona che mi dica: “no guarda ti denuncio.”

Jovanotti non lo credo il tipo, credo che se riusciamo a farglielo arrivare ve lo fa girare di più. Magari su altri personaggi invece la problematica si pone.

Prof Arianna Vassallo: Essendo un progetto scolastico non esiste problema con la SIAE non ci sono fini di lucro. È una questione puramente didattica, il fatto che i ragazzi che vedono il video si riconoscano in altri ragazzi della loro età che portano un messaggio di speranza e umanità. A me quello interessava e quello ho ottenuto; che poi abbiamo avuto anche i complimenti da personaggi pubblici, PAOLO RUFFINI, MASSIMO GRAMMELLINI Elisabetta Poggi e altri che io conosco anche personalmente è un di più. Essere arrivata ad avere I complimenti da Gramellini mi ha riempita di orgoglio.

Parlando con Angelo e Salvatore, invece. Riguardo al testo, l’avete scritto in mezza giornata…

Insieme: Più o meno

Come è nata e come è andata avanti la collaborazione tra voi due?

Angelo: Diciamo che noi ci divertiamo a farlo ogni giorno, anche quando non ci è assegnato un progetto, ci piace fare delle cover. In questo caso abbiamo deciso di sentirci, ci siamo sentiti per due notti consecutive. La prima sera abbiamo buttato giù le prima strofe, il giorno dopo il resto. Quindi diciamo circa 3 ore. Abbiamo fatto in fretta. Qualche problema tecnico c’è stato, perché abbiamo dovuto farlo in via telematica, però eravamo ispirati.

Salvatore, quando stavate scrivendo il testo pensavate già a chi lo avrebbe cantato, conoscendo le persone che erano all’interno del gruppo o invece avete fatto un testo che poteva funzionare indipendentemente?

Salvatore: Inizialmente, l’unica preoccupazione era quella di trovare delle frasi specifiche e dirette che facessero riferimento alla situazione attuale, e non è stato cosi difficile perché dopo due mesi in quarantena ed essere stati inondati dalle varie notizie, molti argomenti arrivavano alla nostra mente in modo facile perché sentiti e risentiti. Quindi le parole che sono venute fuori non sono proprio delle costruzioni mentali adattate al testo, ma quasi tutto è risultato essere spontaneo. Per quanto riguarda le strofe e a chi poteva cantare una parte piuttosto che un’altra questa è stata una fase successiva e non ha influito nella stesura del testo.

Voi all’interno del testo avete riutilizzato e delle parole della canzone originale e delle parole nuove, volevo capire come è andata dal punto di vista della sincronizzazione dei due pensieri. Siete due persone diverse, siete due realtà, suppongo, differenti. Mi viene da pensare, da quello che leggo del testo, che siete due personalità abbastanza distaccate, quindi volevo capire come siete riusciti a creare qualcosa che funzioni come un tutt’uno.

Salvatore: Premessa: io e Angelo ci conosciamo da 18 anni, abbiamo iniziato a riarrangiare cover e testi quando abbiamo iniziato il nostro percorso universitario lontani l’uno dall’altro. Ogni volta che tornavamo al nostro paese ci trovavamo per riproiettarci in questa attività musicali. Siamo due personalità differenti, però molti valori e ideali li abbiamo in comune e anche un certo tipo di formazione di esperienze che abbiamo condiviso. Poi sicuramente ci siamo divisi i compiti facendo riferimento alle nostre capacità. Angelo è molto bravo con le parti che riguardano il rap e anche dal punto di visto musicale e metrico.

Io ho pensato ai grandi significati contenuti in questo testo anche grazie ai suggerimenti della prof, al fatto che in questo testo ci debba essere speranza che tutti possiamo collaborare a realizzare un domani migliore. Quindi, molte parole sono risultate essere spontanee; ho pensato subito a quali valori e idee potessero risultare utili e indispensabili a tutti e ho pensato subito: alla cultura e al rispetto dell’altro; a riuscire a immedesimarsi negli altri.

Infatti c’è una strofa che dice  “la cultura e il rispetto non saranno mai vani” ma per elaborare una frase del genere non credo sia necessario soltanto raggiungere una certa maturità, ma credo che questa frase possa elevarsi come una massima. Credo sia stata sempre valida e che lo sarò al di la del tempo. La cultura e il rispetto sono concetti che vanno al di là della formazione specifica, al di la di idee che possono essere soggettive o maturate da qualcuno in particolare.

Se dovessi individuare un ostacolo nella scrittura di questo pezzo?

Angelo: un ostacolo trovato è stato quello di far capire esattaemente a chi fosse indirizzato questo testo. Nel testo originale si sente “cittadini d’Abruzzo” perché era dedicato ai cittadini de L’Aquila.

Noi abbiamo cercato di rendere esplicito il destinatario: infatti più volte ribadiamo la cosa in espressioni diverse, per esempio nel ritornello ci sono de cori in rap che si riferiscono all’Italia, e nella parte finale abbiamo incluso “cittadini de mondo” perché è una cosa che ci rispecchia, sia a me e Salvtore, che siamo due persone cui piace viaggiare.

E anche per l’esperienza al M.L. King, una realtà particolare, che mi ha segnato molto che mi ha dato input per sviluppare questa mentalità cosmopolita. E poi abbiamo inserito anche una parte in siciliano.

Qui ti volevo portare. Come mai la scelta di mantenere questo legame bellissimo con la vostra terra?

Angelo: Quando ci ha contattati la prof, io per primo ho subito sentito in me quell’entusiasmo che mi ha fatto sentire nuovamente un alunno del King. Ho pensato ai momenti di condivisione, a ciò che la prof ci ha inculcato. E quel senso di appartenenza, di momenti così forti, secondo me in modo spontaneo e naturale, ci ha aiutati a tirar fuori quello che si legge nei vari versi.

Per quanto riguarda i riferimenti in alcune parti del testo, è stato di aiuto che molti amici nostri si sono ritrovati da soli in Italia e il nostro pensiero si è rivolto subito ad amici nostri neolaureati in infermieristica che si sono trovati a affrontare la situazione in modo differente, sicuramente in un modo più complicato e problematico rispetto a come lo abbiamo vissuto noi a casa. Perché loro, magari, durante il percorso di studi immaginavano di iniziare un’esperienza lavorativa normale o come tutti quanti hanno sempre fatto; e invece si sono ritrovati a dover svolgere la loro attività in un reparto Covid.

Perché il vostro pensiero é andato dritto lì?

Il nostro pensiero è andato dritto li perché è una cosa che ti tocca direttamente e tira fuori il meglio di te. Quando si tratta di pensieri cosi profondi ci sono legami diretti affettivi e c’è un’influenza maggiore che in questo caso nell’argomento che risulta essere in alcuni aspetti difficile vista la situazione, in realtà, per quanto riguarda la riscrittura del testo è stato positivo per noi. In questi momenti di difficoltà questo senso di unione iniziale che ho provato quando la prof mi ha contatto è venuta fuori ancora di più perché noi siciliani ci sentiamo cosi, più uniti, più patriottici degli altri.

E il verso in siciliano?

Il verso “Comu li chiazzi e lu mari ca tinemu intra u cori” significa “come le piace e il mare che teniamo dentro il cuore e tutte le risate che teniamo dentro al cuore.” In particolare, si riferisce al fatto che io sono studente fuori sede da ormai cinque anni e ora sono chiuso in questa abitazione a 2000 km da casa e ho sentito quello che sento di più in questo periodo: l’appartenenza.

Anche sentendomi cittadino del mondo, ho riscoperto una appartenenza a una realtà che è quella siciliana, la realtà della gente che mi ha circondato per la maggior parte della vita. Tu lo sai io non sono nato in Sicilia: ho vissuto 7 anni a Bergamo, poi sono stato in Sicilia dove si è formata veramente la mia persona. Quello che ricorre sono le piazze il mare le risate, sono le parti fondamentali dei miei ricordi anche a liceo, quello che davvero ti lega alla Sicilia. L’amore della gente.

Credo che quei valori espressi siano italiani nel bene e nel male, nel male questo attacamento alla lamentela, e di molto più positivo l’attaccamento alla terra.

Quello è ciò che andavo contrapponendo:  questo sentirsi cittadini del mondo non legati a una realtà locale e l’appartenenza a una origine comune che ha formato la personalità. Un po’ questa dicotomia costante tra essere cittadino del mondo e della tua piccola realtà è una cosa che tende a sovrapporsi nelle esperienze che ho vissuto. Sono due realtà che non si annullano a vicenda

Parlando con Giusy. Rimanendo sull’unione del diverso, dal piccolo al grande, tu come hai unito dal punto di vista tecnico tutti questi video, che steps hai seguito?

Giusy: Innanzitutto, ho avuto per fortuna un’ottima materia prima, anche se molti ragazzi non li conoscevo e molti li ho conosciuti in via telematica. Partendo da due video chiamate, c’erano alcuni ragazzi con cui avevo condiviso un percorso e altri che non conoscevo e di cui non sapevo cosa aspettarmi una volta ricevuti i video. È stato un percorso di rimontaggio e uione delle voci. Chiaramente ci sono state delle parti da modificare, dei rumori di fondo da eliminare, anche se è stato un lavoro più di squadra, per quanto le mani fossero le mie quelle di Angelo, la base è risultato del lavoro di montaggio di Angelo.

Correggimi se sbaglio tu non solo hai seguito l’editing, tu hai avuto anche una presenza all’interno del video. Come ti sei sentita rispetto al gruppo?

Giusy: No, queste cose sono frutto di lavoro di squadra e nessuno è più importante dell’altro. Anche se qualcuno può averci messo più mano di altri. Anche se fosse mancata solo una persona, il risultato non sarebbe stato lo stesso; come tutte le piccole note all’interno di un pentagramma, togli una nota e non sarebbe la stessa musica. Non è giusto prendersi un merito che alla fine non si ha perché tutti abbiamo avuto il nostro ruolo e tutti siamo stati indispensabili.

La base su cui avete montato le vostre voci…

Giusy: È stata riprodotta da noi da zero. Tutti strumenti nostri.

Quindi non c’è nessuna base: ma anche gli strumenti sono suonati da voi e poi montati insieme?

Giusi: Al piano c’era salvatore, io ero al violino, alla chitarra angelo, poi ci sono stati altri ragazzi con batteria e basso elettrico.

Quale è la sensazione a posteriori di questo video?

Giusy: La reazione è stata positiva e più di quello che ci aspettavamo. Inizialmente l’idea era partita dalla festa della legalità, ma poi ci siamo resi conto che abbiamo fatto qualcosa di più grande e più bello. Non per il prodotto in sé ma per l’unione che abbiamo creato.

Penso sia stato uno degli insegnamenti di bellezza più forti che abbiamo ricevuto in questi anni di liceo. Montando il video, mi veniva in mente una frase che mi disse la prof di lettere nell’anno della maturità “io non posso insegnare niente a nessuno, io posso solo insegnarvi a farvi pensare” è una delle cose più impresse del mio percorso. E nel montaggio video ci pensavo a quello che ci disse quel giorno, a come ci ha insegnato a farci pensare, alla crescita derivata da quello che andavamo a produrre. Credo sia una cosa che non dimenticheremo

Secondo te quale insegnamento che questo può lasciare in una persona che non fa parte del gruppo

Giusy: ll fatto che si possa riconoscere una sorta di merito alla nostra generazione e a quella successiva che vengono spesso accusate di non avere valori. Io penso che abbiamo dei valori diversi dalle generazioni passate e che per questo non vengono compresi; ma ci sono valori che vengono condivisi universalmente. E quelli che abbiamo in questo brano sono valori che non hanno tempo, che valgono per tutti. Questi valori sono fissi, non cambiano ci sono e c’è una speranza cda porre nella nostra generazione e che quindi non è tutto da bruciare.

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