L’Immortale arriva sul grande schermo. E sul finale scatta l’applauso

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L'immortale
E' uscito al cinema ieri sera L'Immortale

Si spengono le luci in sala. La musica di sottofondo è la stessa della serie. Compare una figura nitida: L’Immortale è tornato. È uscito ieri sera al cinema il nuovo film di Marco D’Amore, un mese dopo la presentazione del trailer.

L’Immortale non è né un sequel, né un prequel, né tanto meno uno spin-off della serie Gomorra. E’ infatti un capitolo a parte che ci porta in un mondo parallelo che esisteva senza che noi lo sapessimo. A dare il via alle danze infatti, il punto in cui ci eravamo fermati a maggio. La camera è lì, nello stesso posto e nello stesso momento. Basta uno sguardo, uno sparo e Ciro cade nelle acque del porto di Napoli. Poi improvvisamente la scena cambia, un terremoto scuote la città e una donna grida il nome che diventerà presto cambiato ne “l’immortale”. La casa crolla e Ciro sopravvive, ma è solo l’inizio. Eccolo su una barella, parecchi anni dopo. Sul viso il segno del tempo e sul corpo lo sparo di Gennaro. Finalmente i fan hanno la loro risposta: Cirù è vivo.

La doppia storia de l’Immortale

L’Immortale è questo. Non solo il racconto di un bambino sopravvissuto alla strada e alla vita, cresciuto in una paranza e inserito nella malavita fin dall’infanzia. È una storia divisa in due. Il racconto di un passato turbolento, sofferto e vissuto da adulto più che da bambino, accanto alla storia della sua rivincita, del suo futuro e del tentativo di ricominciare da capo in una nuova città.

Grazie all’intermediazione di Don Aniello infatti, l’Immortale si ritrova a Riga. Ciro ora è fermo davanti a noi ed è vivo, pronto a riprendersi un posto nel mondo. Davanti a lui un furgone rosso da cui scende un uomo ormai vecchio: Bruno, il collegamento con la sua infanzia.

A Riga Ciro ha la possibilità di rimettersi in gioco, di tornare sul campo per dimostrare di non essersene mai andato. Ma, come in tutte le città, non esiste una sola paranza, né un solo mercato della droga, ed è con questo che Bruno, Ciro e i loro ragazzi dovranno fare i conti.

Il tempo però scorre lentamente. Almeno nella prima metà del film. A predominare sono infatti le immagini, il sottofondo, il racconto di una città opposta alla Napoli dell’infanzia di Ciro. Una città fredda, nordica, forse più moderna. Quasi una rappresentazione dello stato d’animo dell’Immortale, il cui sguardo riflette la nostalgia di casa e della vita precedente che ritrova costantemente nella figura di Bruno.

Tra gli applausi del pubblico si spengono le luci

Ma non è tutto. Basta aspettare che l’azione si evolva, che Ciro si ambienti, ed ecco che ritroviamo tutti gli elementi della serie: lo scontro, la rabbia, la vendetta, la sete di potere e di sistemare i conti. La voglia che assale Ciro di tornare ad essere il numero uno.

È nella seconda metà del film infatti che le relazioni diventano più chiare e i comportamenti dubbi vengono spiegati. Fino agli ultimi istanti del film, quando la tensione è già alle stelle e le aspettative sono a mille. È in questo momento che il collegamento con la serie diventa chiaro.

In sala ora scattano gli applausi e il cinema torna buio, in attesa dell’inizio della quinta stagione, forse la più attesa di tutta la serie.

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