Amaal: “Black Dove” il nuovo Ep – Recensione

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Amaal trapiantata in Canada ma Somala dalla nascita,ha scalato con garbo la scala della scena R&B negli ultimi anni. Sono passati anni da quando esordì con i suoi singoli nel lontano 2011, ora è tornata con il suo primo EP di debutto intitolato “Black Dove”. È sempre difficile esprimere un giudizio su un’artista quando hanno pubblicato poco materiale discografico, ma con Amaal ci si può sbilanciare e dire che questo suo lavoro discografico è solo l’inizio di una lunga e solida carriera. 

Una voce eterea e delicata apre “Black Dove” sulle note di “Let Go”. È quasi una timida canzone. Si prende il suo tempo lavorando a modo suo sotto la pelle. Questo EP è stato scritto con l’idea di una colomba e tutte le sue connotazioni nella società. Non funziona con il botto, perché un botto sarebbe controproducente per ciò che sta cercando di raggiungere Amaal. L’artista è in pace con se stessa, la sua eredità, la nozione della sua femminilità. “Black colomba per me significa libertà”, dice. “La libertà dalla mia stessa prigionia, la libertà dalla società delle catene che ho posto su di me e la libertà di non commettere più un cattivo servizio a me stesso e di possedere ogni parte di me.” L’Ep spicca davvero il volo sul brano “So What”, una traccia che richiama l’annata R & B con la sua produzione pulsante, il basso esagerato di Lauryn Hill e le note di un coro gospel come sfondo. Sebbene Amaal abbia firmato con una major, nel brano “Later”, riflette sull’urgenza così femminile di aggiustare le persone che si amano. 

In conclusione le doti vocali di Amaal non si mettono in discussione. In Black Dove l’artista riesce a salutare la storia passata dell’ R&B e chiamando a se la storia attuale. La produzione dell’EP rispecchia il ritratto della sua femminilità, in particolare la femminilità nera. Questo è un progetto di debutto spettacolare da parte di una giovane artista davvero stimolante. Voto 4/5

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