Banks: “III” il nuovo album – Recensione

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La vita è un cammino e si compone di momenti alti e momenti bassi, ed attraverso le scelte che uno fa poi deve fare i conti con i rischi e le conseguenze che ne arrivano. Attraverso l’arte ed in questo caso alla musica, la semplicità e la chiarezza delle cose portano ad una comprensione più profonda delle cose ed è ciò che tutti dovrebbero desiderare. Detto questo, BANKS all’anagrafe Jillian Rose Banks, è un’artista che unisce le sue esperienze di vita in musica. L’artista originaria della California del Sud, nelle sue canzoni trasmette momenti della sua vita in un modo che solo lei le può raccontare, come è stato con il suo album di debutto “Dea” del 2014 ed il suo seguito “The Altar” del 2016 ed ora con il nuovo album intitolato semplicemente “III“.

III è un album pieno di storie, incontri di bellezza, lotte amorose e di sconfitte che si costruiscono mattone dopo mattone nelle tredici nuove canzoni. Basti pensare, al singolo “Gimme” brano che non esita a catturare il più raffinato dei modi con un coro che esplode e non c’è da meravigliarsi se ha già ottenuto più di 10 milioni di stream. “Contaminated” invece è una ballad adatta ad un matrimonio, mentre in altri brani come “Stroke” predominano le basse frequenze e la voce “sporca” dell’artista.

Cambiando leggermente l’umore, “Godless” risiede in uno squallido stato di essere, ma nonostante il suo titolo, è una dura preghiera per qualcuno senza fede. Risalendo da un inno tranquillo e in un canto quasi liturgico. Poi è la volta di “Sawzall” un requiem personale e inaspettato dove sono presenti voci di bambini con un pianoforte che accompagna il brano.

Tutto questo mentre “Hawaiian Mazes” emerge in seguito come una canzone molto più tranquilla con un ritornello che è una raffica unica di voci alitanti, effetti sonori in stile cartoon e voci grezze che ascendono l’intera canzone ad una fantasia alla deriva. L’intera traccia sembra appartenere all’età d’oro del cinema e rappresenta una splendida testimonianza delle composizioni uniche di BANKS. Quindi, riconquistando l’energia infallibile delle prime tracce dell’album, “The Fall” arriva con melodie più sinfoniche, dove percussioni e voci ferventi sono caratterizzate dall’utilizzo del synth. Nel mentre il brano “If We Were Made Of Water”, è un brano dall’approccio gentile è un brano di “rottura” ed esprime il significato della vita. 

Nel complesso, le canzoni di III sono ai passi con i tempi ma risultano essere unici. Le tracce più rischiose ed eclettiche si distinguono dalle loro controparti più formali, tuttavia, collettivamente, l’album è solido e fedele allo stile di BANKS. Esplorando varie tecniche vocali, alcune delle quali sono strane e potrebbero non essere gradite a certi ascoltatori, gli effetti utilizzati contribuiscono a creare un’opera d’arte inimitabile. Voto 4/5

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