Il 22 giugno del 1969 ci lasciava Judy Garland (pseudonimo di Frances Ethel Gumm) – attrice, cantante e ballerina statunitense – tra le prime dive del cinema americano.
Il suo successo è dovuto in particolar modo al ruolo di Dorothy, la giovane dalle magiche scarpette rosse nel film tratto dal musical capolavoro “Il Mago di Oz”. La pellicola di Victor Fleming, le fa guadagnare l’Oscar giovanile nel 1940. Altri capolavori drammatici – in particolar modo “È nata una stella” del ’54 – la vedono nuovamente candidata all’Oscar. Dopo l’uscita del film “Ombre sul palcoscenico”, Judy decide di lasciare il cinema, dedicandosi al teatro e ai concerti.
È una vita movimentata, quella di Judy Garland: cinque mariti tra cui il famoso regista Vincente Minnelli dal quale nasce la sua unica figlia, Liza Minnelli, anche lei attrice e cantante. L’abuso di alcool in seguito ai problemi di salute e di depressione sono causa della sua prematura scomparsa, il 22 giugno del ’69, a soli 47 anni. Judy è un’importante artista del ventesimo secolo: dotata di grande presenza scenica, riesce ad emergere anche nel mondo della musica grazie ala sua voce.
Il Mago di Oz
Il film è ispirato a “Il meraviglioso mago di Oz” dello scrittore statunitese L. Frank Baum. Ha riscosso un grandissimo successo ed è considerato un classico della storia del cinema. La colonna sonora de “Il mago di Oz”, Over the rainbow, interpretata dalla stessa Judy Garland è scritta Harold Arlen. Il brano ha avuto un grande successo nell’81 vincendo il Grammy Hall of Fame Award, ricevendo il titolo di “miglior canzone del XX secolo”. Negli anni è stato reinterpretato da numerosi artisti e utilizzata in diversi ambiti.
Il messaggio di speranza contenuto nel testo, ha reso il brano un inno del movimento LGBT che, appunto, ha come simbolo la bandiera arcobaleno. Molti inoltre hanno associato la morte di Judy Garland alla Rivolta di Stonewall, ma questa ipotesi non è mai stata confermata.
La magica avventura di Dorothy
Dorothy, protagonista de Il mago di Oz, vive in Kansas con gli zii e il suo cagnolino, Toto. Un giorno, a causa di un violento tornado, la casa viene sollevata via e quando atterra Dorothy si ritrova nel regno di Oz. Da qui inizia la ricerca di un modo per tornare a casa. Sono le streghe a consigliare a Dorothy di rivolgersi al sovrano della città, il Mago di Oz, dotato di poteri fantastici. In questa avventura è accompagnata dallo spaventapasseri, dall’uomo di latta e dal leone codardo. Anche i 3 compagni, proprio come Dorothy, vanno alla ricerca di qualcosa: un cuore, un cervello e il coraggio. Ciò che conterà non sarà soltanto la meta, ma tutta la strada percorsa insieme. Alla fine del viaggio troveranno molto di più di quello che cercavano all’inizio. Dietro ogni aspetto della storia si nasconde un significato profondo per ogni lettore.
Il Regno di Oz può rappresentare, in qualche modo, il luogo interiore in cui ogni uomo prende consapevolezza di sé stesso, delle proprie esperienze. Non è un caso che Dorothy, alla fine di un viaggio che non aveva previsto di compiere, ritorna a casa arricchita, come una persona nuova. Quante volte nella vita capita di ritrovarsi in situazioni difficili o dolorose, situazioni che non si scelgono, ma accadono. Nonostante questo però, ogni esperienza nella vita – che sia stata scelta o meno – ci spinge a compiere un viaggio interiore. Alla fine di ogni problema ogni uomo cambia, perché ogni esperienza forte influisce sulla sua vita, negativamente o positivamente.
Credere in ciò che siamo
Quello che viviamo attraverso Dorothy, altro non è che l’attraversamento di situazioni non programmate, volte a modellare per sempre la propria storia, il proprio percorso personale. Neanche i 3 compagni di viaggio sono casuali, ognuno di loro ha qualcosa da insegnare: lo spaventapasseri senza il suo cervello, rappresenta la leggerezza; l’uomo di latta, senza il suo cuore, rappresenta l’incapacità di amare; il leone, senza il suo coraggio, rappresenta l’incapacità di rischiare e di “cogliere la vita come un’occasione”.
Ognuno di loro chiede al Mago di Oz ciò di cui ha bisogno, ma la verità è che loro possiedono già ciò che cercano. La prova di questo è il viaggio stesso che compiono insieme. Sarà l’avventura, l’inaspettato, il “non voluto”, che farà sperimentare loro ciò che sono realmente. La conclusione della storia – il ritorno a casa di Dorothy – dimostra che i punti di partenza, che molto spesso appaiono come “limiti”, sono in realtà il punto centrale.
Cambiare non vuol dire necessariamente fuggire da un luogo senza fare più ritorno; il vero cambiamento avviene quando si riesce a prendere consapevolezza – con coraggio, amore e ragione – che il vero terreno da coltivare si trova dentro l’uomo, non al di fuori di esso. È il viaggio intimo, quasi invisibile agli occhi degli altri, il vero cammino della vita.
In conclusione, Dorothy e i 3 compagni d’avventura, ci insegnano a credere in noi stessi: perché tutto quello che cerchiamo è proprio ciò che noi già siamo.
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