Se si vuole parlare di un artista attuale e giovane che unisce tecnica ad eccellenza di performance, non si può non pensare a Metthew Lee e alla sua musica.
Chi è Metthew Lee?
Matthew Lee è il nome d’arte di Matteo Orizi, pianista e cantante italiano che, prima di tutto, può essere considerato un performer. Nato a Pesaro nel 1982, la sua passione per la musica nasce da bambino. Attratto dall’arte dei suoni, inizia i suoi studi in conservatorio a undici anni e, da lì, intuisce che il pianoforte poteva essere una strada veramente interessante da percorrere.
Nel tempo però, la tipologia di studi classici lo annoiano, a causa dello stile troppo canonico che lui, in qualche intervista, definisce addirittura “ingessato”. Nonostante questo, il performer è perfettamente consapevole di quanto la musica classica l’abbia aiutato a raffinare tutta quella parte tecnica che, oggi, gli permette di godere di un ampio spazio creativo.
Metthew e il Rock and roll
Il suo approccio al Rock and roll nasce quando, tra i cd di Elvis del padre, un giorno trova anche quello di Little Richard e di altri pianisti che seguivano uno stile del tutto unico e affascinante. Infatti, tutti questi artisti suonavano letteralmente “dando di matto”; Metthew ne rimane palesemente incantato e, ispirato da questi nuovi generi appena scoperti, comincia a costruire quella che sarà poi la sua vivace peculiarità artistica.
Oggi, gli spettacoli di Metthew sono pieni di virtuosismo e energia scenica, accompagnati da un sound tutto anni Cinquanta; ripropone atmosfere rockabilly e perfomances alla Jerry Lee Lewis.
Metthew Lee e i suoi successi
Già a 20 anni appare su Raiuno, ospite di Domenica in e successivamente partecipa anche a Speciale per me di Renzo Arbore.
Nel 2003 ha vinto il Premio Calamo d’Oro per la musica moderna. Nel 2005 si esibisce al Concerto di Capodanno in Piazza Esedra a Roma. Metthew apre uno dei concerti dei Nomadi; partecipa anche al Motor Show di Bologna e viene invitato al Roxy Bar. L’artista è conosciuto e si è imposto a livello internazionale, grazie agli innumerevoli concerti tenutisi per tutta Europa.
Oltre ai classici del Rock and roll e alle sue composizioni, rielabora alcuni brani storici della musica italiana come Nel blu dipinto di blu.
Nel 2014 pubblica il singolo È tempo d’altri tempi; il suo obiettivo è «far rivivere il suono un po’ selvaggio del pianoforte rock ‘n roll, un ritmo che ha fatto la storia della musica». La hit attinge dallo spirito del passato, ma con un’intenzione tutt’altro che nostalgica. Con questo brano, più avanti, vincerà la sezione giovani del Coca-Cola Summer Festival. Qui di seguito un link al video ufficiale.
Nel 2015 pubblica la cover del brano di Edoardo Bennato, L’isola che non c’è.
Il rapporto col pianoforte
In automatico, se pensiamo al Rock and Roll visualizzeremo immediatamente una chitarra. Chi potrebbe avere associazioni differenti? Secondo gli stereotipi, il pianoforte è collegato molto raramente a questo genere musicale, almeno nell’immaginario collettivo di massa. Invece, Metthew si allontana da questo meccanismo. Ci stupisce, va oltre. Ci mostra quanto il piano, con la sua eleganza, si possa prestare anche all’eccentricità. E ce lo dimostra benissimo, oltre che con classe. Il giovane compositore suona con i gomiti, da sotto la tastiera, coi piedi o anche con le spalle voltate allo strumento… Indubbiamente colpisce.
Il pianoforte è davvero incantevole: è uno strumento lucido e pulito, che regala un’immagine di compostezza; quindi non ci aspetta che, improvvisamente, questa precisione accademica si sciolga in un’assoluta e un po’ irriverente libertà. Metthew dice di “maltrattare” il pianoforte, nel senso buono. Ed è questo contrasto fra la bellezza formale e la “mattanza performativa” che rende le sue esibizioni incredibilmente interessanti.
Metthew ha raccontato che le acrobazie che fa al piano le ha inventate un po’ di tempo fa, quando ancora non era famoso e suonava in giro per locali. Magari voleva proporsi, quindi cercava un escamotage per convincere la gente ad ascoltarlo, per cercare di attirare l’attenzione giusta, evitando di annoiare.
A quanto pare, ci è riuscito. E pure egregiamente.
Gli album
Citiamo alcuni degli album di Metthew Lee: Shake del 2006, D’altri tempi del 2015, PianoMan del 2018 e l’album dal vivo del 2008 intitolato LIVE on Stage.
Non conoscevo questo artista. Mi piace il suo modo di trasformare i grandi classici i pezzi rock. Il pianoforte può essere a tutti gli effetti uno strumento rock. Questo dipende dall’anima del pianista, da come utilizza lo strumento e dalle evoluzioni che le due dita fanno sulla tastiera. A me viene in mente Davide Locatelli. Anche lui è la prova che il pianoforte può essere rock. Non solo la chitarra. Comunque complimenti a questo talento.