Le emozioni del concerto degli Europe a Bologna

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Un’ora e mezza di ricordi. Concentrati in uno spazio caldo e affollatissimo. Un’ora e mezza di musica e canzoni a squarciagola. Un’ora e mezza di vita sospesa tra presente e passato. Questo è stato ieri sera il concerto degli Europe a Bologna. 

Il tour degli Europe

Li ascoltavo quando avevo 8 anni, Ora ne ho 42. Mai avrei pensato di poterli vedere dal vivo e così da vicino. Sentir cantare dal vivo gli Europe nell’unica data in Italia del tour è stato emozionante. Perché abbiano scelto proprio Bologna non ve lo so dire, ma l’organizzazione è stata impeccabile. Lo spazio disabili era a lato del palco, il chitarrista praticamente non si è mai visto da quella posizione, ma il concerto è stato comunque accessibile. L’Estragon Club era pieno, l’età media 40 anni. Logicamente. Gli Europe hanno fatto un album nel 2017 ma non ha avuto il riscontro di pubblico dei vecchi successi.

Le canzoni degli Europe: ricordi e ancora ricordi

Una scaletta che è riuscita a far emergere ricordi che pensavo di non avere. Momenti di quando, a 8 o 9 anni, al parchetto davanti casa di mia nonna, si provavano le coreografie per il saggio di ginnastica artistica, sulle note di The Final Countdown. E si inventavano nuove coreografie ascoltando Carrie. Quante volte ho riascoltato quella cassetta. Che ho ancora a casa di mia mamma.
Ricordo la copertina e quante volte ho riavvolto il nastro per ascoltare Cherokee, sdraiata sul letto in cameretta, sognando di incontrare Joey Tempest. E ieri lo avevo a meno di tre metri. Uno di quei sogni che si dimenticano crescendo e che, forse perché restano sopiti ma presenti, si realizzano e te ne rendi conto solo dopo. solo quando ricordi di averlo sognato e desiderato.

I desideri che si realizzano

Un desiderio e un sogno che, non mi pare nemmeno vero, ho rivisto in un bambino ieri sera. Un bambino che aveva circa 8 anni, che saltava e cantava tutte, ripeto TUTTE, le canzoni a memoria. Era esaltato dagli assoli di chitarra di John Leven. Si muoveva come se fosse lui sul palco. E la sua gioia, quando alla fine del concerto John ha lanciato una decina di plettri verso il pubblico e lui, il bambino, si è catapultato in scivolata (si, sulle ginocchia come fosse a una partita di pallavolo) a prenderne uno ed è riuscito ad afferrarlo prima di tutti gli altri.
Aveva gli occhi che gli luccicavano mentre lo mostrava alla mamma, forse la vera appassionata, sicuramente la donna che è riuscita a trasmettere una passione così forte al figlio. Con l’augurio che resti sempre così viva, così forte. Perché è vero che i sogni son desideri e che spesso restano nel cassetto, ma a volte, se ci credi davvero, puoi realizzarli. Io ieri ho realizzato uno dei miei.

(Le foto sono state scattate da Alessia Leone)

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