Qualunque film ha sempre cercato di far immedesimare lo spettatore nella storia rappresentata e nei personaggi. Per ottenere questo effetto si è ricorso a film raccontati in prima persona o a tecniche quali 3D o 4D.
Negli ultimi anni, inoltre, si sta sviluppando uno nuovo formato, ovvero quello dei film interattivi. Essi assomigliano a dei videogiochi e la trama cambia in base alle scelte del giocatore.
Nel cortometraggio “The Moment“, però, il regista Richard Ramchurn si è proposto di creare qualcosa di incredibile, mai visto prima. Le onde cerebrali dello spettatore vengono monitorate e le informazioni raccolte da un dispositivo vengono inviate ad un computer che le rielabora con un speciale software. Vengono modificati i dialoghi, le scene e la musica in base all’attività elettrica celebrale e al livello di attenzione misurato.
“The Moment” è ambientato in un oscuro futuro distopico dove le interfacce uomo-computer sono ormai la normalità. Su questo sfondo si intersecheranno le storie dei tre protagonisti e le versioni possibili che si possono creare dalle diverse combinazioni sono tantissime.
La proiezione di un film del genere sarà possibile davanti ad un pubblico di sei o otto persone. Ognuna di esse gestirà una parte della direzione del cortometraggio, come accade tradizionalmente. Probabilmente però non si sarà sempre consci della relazione tra lo scorrere del film e le proprie emozioni.
Ovviamente per costruire tutto questo Ramchurn ha dovuto compiere un lavoro enorme, girando le immagini e i dialoghi molte più volte rispetto al numero necessario normalmente.
La novità più stupefacente è l’impossibilità di recensire questo tipo di film perché la trama sarà diversa per ogni singolo spettatore. Di conseguenza, se questo format avrà successo, sarà il concetto stesso di cinematografia ad essere modificato.
Insomma, non sarà più lo spettatore ad adattarsi a quanto viene rappresentato ma, al contrario, sarà il film ad adeguarsi al consumatore.