“5 è il numero perfetto”. Almeno così dice il titolo. Eppure le candidature del film di Igort ai prossimi David di Donatello 2020 sono nove. Dal lavoro dei tecnici quali suono, effettivi visivi, trucco e costumi, le nomination hanno voluto dare una possibilità anche ai protagonisti Toni Servillo, Carlo Buccirosso, Valeria Golino e, soprattutto, al prodotto del regista esordiente, Igort.
Nato come fumettista, Igor Tuveri (conosciuto con lo pseudonimo Igort) è uno sceneggiatore e regista italiano, sardo per la precisione. Nell’estate del 2019 è uscito il suo primo film: “5 è il numero perfetto”. Una pellicola particolare, nuova, d’autore. Una pellicola che deve tutto al suo montaggio, all’uso di notevoli inquadrature in grado di rappresentare il significato del film quasi meglio del racconto in sé.
Le inquadrature infatti sono pulite, chiare, un fedele specchio della drammaticità del momento. Avvolte sempre dal calibrato uso di ombre, figure scure e controluce che sottolineano il mistero del racconto. In una trama che sembra voler correre, forse a tal punto da dare per scontato alcuni elementi che sarebbe stato meglio esprimere con maggiore chiarezza.
La storia di 5 è il numero perfetto
Ci troviamo a Napoli nel 1972, precisamente il 26 settembre. Quattro anni prima Sergio Leone usciva con C’era una volta il West con i suoi spaghetti all’italiana. Uno stile che non ha nulla a che vedere con questo tipo di western. Non troviamo infatti i tipici mezzi busti, ma principalmente totali o primi piani. Né tanto meno viene utilizzato il gioco di sguardi durante gli incontri a fuoco, che qui finiscono sempre in momenti di estrema finzione. Igort decide infatti di creare uno stile nuovo. A tratti finto, appunto.
Forzatamente lontano dalla realtà negli scontri, nei combattimenti. A tratti perfino nei dialoghi. Una classica struttura in cui il buono riesce a combattere e uccidere da solo un gruppo intero di nemici, avendo la meglio per un motivo più alto: la vendetta. Insomma, scene e atteggiamenti enfatizzati ricostruiti con ottime inquadrature. Un film che si trova a metà tra il western all’italiana, i gangster americani romanzati e veloci e il Tarantino dei dialoghi a volte senza senso o cognizione.
“5 è il numero perfetto” si divide in capitoli: “Lacrime napoletane”, “La settimana enigmatica”, “Guapparia”, “Il sorriso della morte”, “Cinque è il numero perfetto”. Capitoli diversi l’uno dall’altro anche nello stile. Addirittura il quarto inizia con un’animazione, mentre il quinto ricorda molto le grafiche iniziali di Mr. & Mrs. Smith. L’ultima parte poi, è caratterizzata da un flashback, volto a spiegare il senso del film.
Il cast è senza dubbio eccezionale. Un Toni Servillo in grado di adeguarsi alle esigenze del film. Con un Carlo Buccirosso come sempre nei panni del perfetto boss napoletano, tanto da ricordare la sua performance di Noi e la Giulia (2015). E infine Valeria Golino in nomina sia come miglior attrice non protagonista per questo film, sia come miglior attrice protagonista per Tutto il mio folle amore (Gabriele Salvatores, 2020).
La pellicola inizia dunque con Toni Servillo, nei panni di un vecchio boss – Peppino – nostalgico della propria gioventù, perso a ricordare la serenità e la naturalezza della criminalità di quel tempo. I dialoghi durante il film sono scanditi bene, lenti, con un napoletano comprensibile a tutti, senza necessità di sottotitoli, come gli altri film dialettali.
La storia è intrecciata. Parte dall’assassinio del figlio e continua con il sentimento di vendetta che lo vedrà protagonista per i minuti a seguire. Con alcuni flashback che sottolineano il rapporto che Peppino aveva con il ragazzo.
Il titolo verrà spiegato verso la fine della pellicola. “5 è il numero perfetto” era un modo di dire del cugino del protagonista: “Due gambe, due braccia, una faccia e basta. Questa è la mia casa. Cinque è il numero perfetto”.
Candidature ai David di Donatello
Il film conta in tutto nove candidature. Igort è in nomination come miglior regista esordiente. Toni Servillo e Valeria Golino sono in lista come miglior attori protagonista, mentre Carlo Buccirosso come miglior attore non protagonista. Nello Giorgetti è candidato per la miglior scenografia, Nicoletta Taranta per i migliori costumi mentre Andreina Becagli per il trucco. Infine vi sono le candidature per il miglior suono e i migliori effetti visivi – che hanno sicuramente meritato il riconoscimento, perché parte fondamentale della pellicola.