1, 2, Myss Keta e l’altra faccia dell’eros

L'ammaliatrice di... uomini e non solo.

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Per la prima volta, sabato 18 maggio a “Prato a tutta birra”, ho avuto l’opportunità di vedere la donna più iconica del momento: la provocazione in persona, reincarnata nella figura di una bionda, prorompente, specialmente con le parole, sfacciata e senza volto, ma soprattutto dalla voce molto sexy e da un aspetto superbo che fa invidia anche agli uomini. Lei stessa si definisce “l’angelo dall’occhiale da sera e dal volto velato” come rivela nell’intervista su radio deejay (7.35) https://www.youtube.com/watch?v=HKwgBLupSR4, la mascherina di cui non si separa mai, serve a donarle un alone di mistero e favorisce una propria interpretazione del personaggio, inoltre, aiuta a nascondere i giudizi che non tarderebbero ad arrivare. Altri artisti come lei hanno adottato il metodo della non identità, fra questi citiamo: Sia, Daft Punk, The Bloody Beetroots e Slipknot.

Insomma, un vero colpo di fortuna le si è prostrato ai piedi, un momento idilliaco per i giovani di oggi che si sentono discussi e rappresentati dal modello di una fantomatica ribellione. Oggigiorno è molto difficile creare qualcosa di nuovo, badate bene, non ho detto autentico; i tempi sono brevi e si vive di attimi, d’impressioni e Myss Keta ha centrato il bersaglio: una musica dalle noti arroganti e provocatorie nel far emergere la Urban life milanese ha fatto ballare un’intera Prato; un rap dallo sfondo techno ha accompagnato migliaia di persone nel mondo delle notti brave di Milano. Lei, Myss Keta, sembra esserne la musa. Certamente, non posso fare a meno di citare un’ingente volgarità che trova il suo contrappeso nel propagandismo di un modello di vita che fa gola a molti o che risulta un buon compagno di serate.

Ma avviciniamo la lente d’ingrandimento e cerchiamo di capire di cosa parlano le sue canzoni.

Nel 2016 debutta con “L’angelo dall’occhiale da sera”, primo album che risulta ancora nebuloso per la dark queen, il ritmo sembra non aver trovato ancora una strada da seguire, in canzoni quali, la medesima del titolo e “Faccio cadere l’oro”, la base a dir poco ripetitiva risulta di presa leggera e s’intreccia ad un ritornello poco energizzante. Non si può dire la stessa cosa per la canzone “Siamo le ragazze di Porta Venezia”, la più orecchiabile nonché popolare: il video amatoriale dallo sfondo urban, le vede emanciparsi lungo le vie milanesi, abiti dai colori sgargianti e dalle note futuristiche e un po’ kitsch.

L’album “Una Vita in Capslock” uscito il 20 aprile 2018 significa letteralmente “Una vita in prima pagina” e da sfogo a varie tinture dell’artista, la quale spilluzzica un po’ ovunque, riuscendo a tirare fuori qualcosa di elettrizzante e focoso per la schiettezza d’espressione.

Il 22 marzo 2019 esce il terzo album “Paprika” omaggio al film del maestro dell’eros Tinto Brass. Fra le 14 canzoni, troviamo “Una donna che conta remix con Wayne Santana”, “Botox remix con Gemitaiz”, “Pazzeska con Guè Pequeno” e “La casa degli specchi prod. Gabry Ponte”.††††††

Una personalità da copertina quella di Myss Keta che sembra vivere perennemente sulla cresta dell’onda di sonorità notturne, la cui dark side viene apertamente citata in canzoni come “Milano sushi e coca” e “Una donna che conta”. La bionda dalle mille sfaccettature, affiancata dal collettivo artistico Motel Forlanini fondato nel 2013, non le manda certo a dire, ecco un estratto di “Una Vita in Capslock” -“È una vita del cazzo, se non mi faccio mi ammazzo, se non ti piaccio ti ammazzo, una fica col /Questa vita è un inferno, sembra duri in eterno, sento qualcosa allo sterno forse è l’istinto materno, la mia storia capslock, la mia voglia capslock, se è una vita del cazzo io la vivo col capslock” oppure -“Dice che sono pazzesca, sarà il fascino della tedesca, vuole uno spicchio della mia pesca” o ancora -“Irreversibile, ti entra dentro, quando lo sento, io non mi fermo, irreversibile, è il mio momento, quando lo sento, mi entra dentro”, queste sono solo alcune delle molteplici allusioni sessuali che emergono noncuranti dei giudizi altrui e dalle intenzioni derisorie, definendosi in un grido di liberazione e di rivelazione che va controcorrente e affonda le radici nella generazione attuale.

In ogni caso, non si parla solo di sesso, droga e burqa di Gucci, la donna senza volto è dotata di una sensualità pungente e se ne infischia altamente del protocollo imposto dalla società, la fama di essere l’ape regina nonché icona del mondo che lei stessa descrive nei testi la rendono esagerata e senza veli, un cocktail letale che non si era mai visto prima. C’è inoltre da aggiungere che a livello musicale, nessun momento storico è stato più telecomandato e “svogliato” di quello che si vive attualmente, molti sono i paletti imposti dal ritmo frenetico di una società che pretende sempre più emozioni a breve termine.

Non sappiamo che vita avrà la fama della ragazza di Porta Venezia, essendo i testi caratteristici di una ristretta branchia sociale, forse, il rischio è quello di rimanere un po’ ingabbiati. Ma allora, cosa ci dobbiamo aspettare da questa paladina della Milano Underground? Le canzoni dal ritmo ipnotico e disilluso ci fanno riscoprire impulsi primordiali, quelli che in genere si tende a reprimere ricorrendo a sotterfugi sociali. Il ritmo incalza, i fianchi ondeggiano e le gambe fremono. Temi irriverenti, versi a dir poco dissacranti. Ma una cosa è certa, ne vogliamo ancora.

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