Ihsahn – Telemark | recensione EP

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Come si può parlare di Ihsahn senza inondarlo di lodi e di estrema ammirazione? Il musicista norvegese ha passato indenne ventinove anni di musica estrema con una personalità fuori al comune, con una predisposizione a sorprendere come pochi e con una continua esplorazione che lo ha portato al top del metal moderno. Di certo, uno che ha avuto le capacità di scrivere dischi fondamentali come In The Nightside Eclipse non ha bisogno di chissà quali tentativi per dimostrare il proprio valore. Anzi, già passare decenni di musica portando avanti la propria idea di metal, ha fatto si’ che Ihsahn si meriti tutti gli elogi del mondo, a discapito dello stereotipo black che vede musicisti scarsi e con poca preparazione.

Ihsahn
Ihsahn dal vivo

Dopo Àmr l’ex Emperor ha deciso di tornare alle sue radici, al suo mondo nordico che lo aveva spinto ad intraprendere la via della musica heavy. In questo nuovo Ep Telemark, infatti la Norvegia mai come ora risulta fortemente infuente (un’occhiata alla cover basta e avanza, per intenderci) e di ispirazione per la costruzione di trame come sempre molto ricercate, e al contempo, avanguardistiche, condite da riferimenti culturali molto forti e decisivi: come detto, la progressione musicale di Vegard Sverre Tveitan ha decisamente dell’incredibile se paragonata ad altri suoi colleghi nati e cresciuti alle soglie dei primi anni 90’.

L’obiettivo di Telemark è il recupero di certe sonorità inabissate nelle ultime uscite di stampo prog metal, da produzioni molto sofisticate e da un’effettistica ben mirata in sede di missaggio. I brani proposti, tra cui due cover di Iron Maiden (Wrathchild) e Lenny Kravitz (Rock and Roll is Dead), ripescano dall’archivio musicale di Ihsahn portandolo a scelte anche abbastanza classiche, come ci aveva già abituati in Arktis (altro lavoro in cui le influenze scandinave si facevano più che vive). Le prime tre tracce, Stridig, Nord e Telemark, sono cantate in norvegese e mettono in risalto la continua ispirazione che ha assalito positivamente il musicista in questi ultimi tempi, costringendolo probabilmente a “scartarle” dai suoi recenti parti.

Assoli di sassofono di Jørgen Munkeby (Shining NOR) e le continue divagazione intellettuali, cercano di esaudire le promesse dei fans che cercano di trovare nella voce e nello stampo chitarristico di Ihsahn un modo unico di intendere la musica. Stridig, in particolare, recupera frequenze e sonorità che non avevano investito l’ultimo Àmr, ossia plettrate molto più black, batteria furiosa e distorsioni furibonde, immerse nel solito marasma vocale acidissimo di Vegard. Ottime le due versioni di Wrathchild e Rock n Roll is Dead, anche se non sono inserite fin troppe differenze dal punto di vista ritmico e melodico.

In conclusione, tralasciando i due rifacimenti, abbiamo di fronte a tre grandissimi brani che danno di nuovo ad Ihsahn il ruolo di portavoce del metal estremo a livello mondiale.

Voto: 7.5

Tracklist:

  1. Stridig
  2. Nord
  3. Telemark
  4. Rock And Roll Is Dead (Lenny Kravitz cover)
  5. Wrathchild (Iron Maiden cover

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