Dal traffico di Roma al divano di casa. Leonardo Bocci ci racconta la sua “quarantena”

Leonardo Bocci, attore romano con un grande seguito su Instagram, ci racconta la sua opinione in merito alla situazione attuale. Dal ruolo dell'influencer oggi, all'occasione che abbiamo per sentirci - virtualmente - ancora più vicini. Perché dopo tutto questo «ne usciremo più uniti, e saremo più contenti di vederci».

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Leonardo Bocci, vignetta di Federica Ulivieri

In questi giorni in cui tutto il popolo si è riversato dalle strade ai social, abbiamo sentito il parere di chi ha abbastanza esperienza in entrambi i campi. Leonardo Bocci, attore romano ed ex volto del duo comico Actual con Lorenzo Tiberia, oltre ai video su YouTube e alla parte nel film Din Don – Una parrocchia in due ha ottenuto un enorme seguito con le sue storie su Instagram (44,7k followers) e i video in mezzo al soffocante traffico della capitale. Dall’hashtag “nun se score” alla parodia di Una vita nel traffico, anche lui si è trovato catapultato dal Grande Raccordo Anulare al grande divano di casa, costretto a rivedere le proprie abitudini e a mettersi nuovamente in gioco.

«Quando vuoi, ci sono». Sono le 15.30 di un sabato pomeriggio. Normalmente sia io che lui saremo da qualche altra parte, se non fosse che il Coronavirus ci ha bloccati a casa come tutti. Milano è grigia, e così tutta Italia, giusto per rendere la quarantena ancora più deprimente di quanto già non lo sia. «Okay, ti chiamo». Leonardo Bocci è su Skype, d’altronde di questi tempi è l’unico modo per sentirsi.

E mentre Antonello Venditti cantava “Oggi me sembra che er tempo se sia fermato qui” lui aggiunge, in una nota su Instagram: «Quant’è bella Roma quann’è vuota. Come faccio a nun vedette, a nun toccatte Roma mia. Tutto pe sta cazzo de epidemia». Un’altra delle sue lunghe dichiarazioni d’amore alla città eterna. Perché forse avere tutte quelle bellezze romane abbandonate dalla folla e non avere la possibilità di ammirarle è la cosa più dolorosa di questa “quarantena”. «E’ una situazione quasi paradossale. Io stando sempre in macchina la vivo molto Roma. In questi giorni invece vedo solo la via di casa mia, quindi Roma la respiro poco. E penso che più si andrà avanti più sarà difficile. Ma non tutti i mali vengono per nuocere. Secondo me questa situazione ci renderà ancora più forti. Ne usciremo più uniti e saremo tutti più contenti di vederci, anche di stare in mezzo al traffico. Se prima era un’ansia tremenda, diventerà un momento di gioco».

Quindi ti mancano le lunghe code sul Raccordo?

«Mi mancano, mi mancano molto. Sembra paradossale ma mi mancano tantissimo».

In questi giorni l’appuntamento è alle 18.00 sui balconi con la musica a tutto volume. A Roma in alcuni quartieri rimbomba Grazie Roma (di Venditti, ndr).

«Beh, noi romani siamo così. Quando ci sono episodi di solidarietà siamo i primi a farci sentire. Io davanti a casa ho un cantiere quindi non ho fatto niente. Però ho visto tanti video ed è stato molto emozionante».

Qualche sera fa hai pubblicato su Instagram Buonanotte all’Italia (di Ligabue, ndr). Se dovessi dare un titolo a questa situazione che canzone sceglieresti?

«Quella è sicuramente la canzone più adatta. L’ho scelta proprio perché con le sue parole racconta questo momento. Un’Italia che è costretta ad andare a dormire ma che si risolleverà più forte di prima».

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Cosa ti manca di più?

«Gli amici, le persone a cui voglio bene, la mia famiglia, il fatto di vederli tranquillamente, di andare a prendere un caffè con loro. Per fortuna riusciamo a sentirci al telefono, anche se non è la stessa cosa. Ecco, mi manca molto il contatto umano. Io poi vivo da solo. Vedo i miei genitori quando vado a fare spesa e loro mi salutano dal balcone. Ma siamo ancora agli inizi, ce ne renderemo conto tra una settimana di cosa stiamo davvero vivendo».

È quasi paradossale che fino a poco tempo fa ci lamentavamo perché passavamo le giornate sempre sui social, mentre ora è proprio quello lo strumento che ci aiuta a “sopravvivere” a questa situazione.

«Prima forse stavamo al telefono senza un vero motivo. Ora invece le persone lo utilizzano per una questione valida. Ci stiamo unendo, ci stiamo chiamando di più. Io sento molte più persone di prima. E tutto questo è molto bello. Ci fa stare tutti un po’ più vicini».

Su Instagram ora vanno molto le dirette. Addirittura Tommaso Paradiso e Calcutta stanno scrivendo una canzone live. E anche tu hai pensato al nuovo format “fallo o confessa” con Laura Adriani (Miriam de I Cesaroni, ndr). Può essere questa un’occasione per avvicinarsi ai propri followers?

«Assolutamente! Sto ricevendo molti messaggi d’affetto, come non li ho mai ricevuti prima. Quindi può essere un’occasione per conoscersi meglio sia fra professionisti, sia con i propri followers. Perché la gente ti segue di più, ti conosce meglio e anche tu inizi ad apprezzare tutto quanto. In realtà tutti iniziamo ad apprezzarci di più, perché stiamo vivendo un momento in cui siamo a zero, in cui non c’è quello forte o quello debole, siamo tutti sullo stesso livello, e questa cosa ci avvicina molto».

Hai in programma qualche nuova canzone o qualche nuovo format per trattare questa situazione?

«Guarda, è molto dura. Di solito, quando faccio i video, lavoro insieme a operatori, fonici e professionisti, quindi farli da solo è un po’ difficile. Sicuramente in programma ci sarà appunto una diretta su Instagram con Laura Adriani. Un incontro che sarà molto divertente, una cosa completamente folle: domanda o penitenza, le peggiori in assoluto. In più questa settimana inizierò il karaoke con voi. Invito i miei followers a cantare e vediamo cosa succede. È un modo per rimettersi in gioco, per fare compagnia alle persone. E magari poi creerò qualche video su come uscire per buttare la spazzatura possa diventare la cosa più bella del mondo. Bisogna solo mettersi alla prova».

Ora come ora il ruolo che hanno le persone pubbliche, dal cantante all’influencer, è molto importante. Soprattutto all’inizio quando bisognava convincere i cittadini a stare chiusi in casa, sentirlo dire da persone di spicco poteva essere molto influente.

«Sì certo e io mi ci metto in primis. All’inizio non ci credevo. Dicevo “oddio ma te pare che adesso sta epidemia te entra dentro casa”, poi la situazione è diventata sempre più assurda e ora è giusto restare dentro. Sinceramente credo che la situazione durerà tanto, almeno fino a fine aprile. Per questo ora serve il sostegno di tutti. Bisogna cercare nuove cose da fare, ripensare un po’ a noi stessi. E dopo che la pausa sarà finita potremo ricominciare in un modo più bello, e allora ci divertiremo. Poi magari torneremo tutti stronzi come sempre (ride), però i primi tre mesi dopo la quarantena saranno sicuramente vissuti in maniera diversa. Forse ci sarà sempre una sorta di distanza, di distacco, l’idea del “non mi posso avvicinare”. Perché ormai stiamo entrando in questa abitudine. Abbiamo paura delle persone che ci circondano. Ma non paura perché le odiamo, paura perché ci possiamo ammalare».

Qui a Milano abbiamo iniziato l’isolamento prima del resto d’Italia. E come hai detto tu, capitava che la gente ti squadrasse da lontano, non per cattiveria, per paura. A Roma cosa si percepiva della situazione che si viveva al nord?

«Da noi, finché non è iniziata la quarantena diciamo… oddio ho perso il numero dei giorni, una settimana fa mi sembra, stavamo ancora in giro. Domenica per esempio erano ancora tutti al mare. C’era qualcuno che avvisava di restare in casa, ma io per primo non pensavo a una situazione come questa. Tutti ci scherzavamo sopra: i cinesi, il coronavirus, come riconosci uno di Codogno? Quando la situazione però è diventata seria, quando abbiamo iniziato a capire che il rischio non era tanto per noi stessi ma per chi ci sta vicino, che le persone a cui vuoi bene possono ammalarsi e soffrire, beh ci siamo resi conto che questa cosa può sfuggire di mano. E così è stato. È una malattia che può non colpire tutti, magari noi giovani l’abbiamo già avuta e non ce ne siamo accorti, però il fatto è questo. Il problema è che mentre con altri contagi esiste una cura o comunque una terapia, qua non c’è niente. Se ti ammali ti ammali punto».

Hai fatto anche un esperimento sociale sul Coronavirus in un bar di Roma: “Cosa succede se una mattina una ragazza cinese entra e ti tossisce vicino?”  

«Sì. L’abbiamo fatto quando si parlava ancora della Cina e si temeva che a portarlo fossero i cinesi. Il fatto è che fino a dieci giorni fa, noi abbiamo fatto il video intorno al 24 febbraio, la gente era indifferente a tutto questo, non reagiva, ed era proprio questa indifferenza ciò che volevamo trasmettere. Uno poteva tranquillamente entrare in un bar, prendersela con una ragazza solo perché cinese, che nessuno faceva nulla. Però mi rendo conto che vedendolo ora fa strano. Perché quello che dicevamo alla fine è successo. Il virus si è diffuso davvero».

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Tra le varie cose che si potrebbero fare in questa quarantena che cosa consigli?

«Dipende da persona a persona. Io sono uno molto pigro (ride) diciamo che di base sto sul divano con il telefono, perché mi diverto e mi incuriosisco di quello che succede nel mondo. Però si può cucinare, trovare una passione. Possiamo usare questi giorni per pensare solo e unicamente a noi stessi. Dobbiamo osare un po’, provare delle cose che magari non si sono mai fatte, come cantare, fare dirette su Instagram e raccontare la propria situazione, la propria vita. In questo momento tutto è giusto. Poi c’è chi si allena, chi va in palestra, ma io nun je la faccio (ride), sto ingrassando».

Infatti Instagram si divide tra chi si allena in casa e chi mangia…

«Io sono tra quelli che mangiano, è un macello».

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Ti amo. ❤️

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Prima cosa che farai quando uscirai dalla quarantena?

«Voglio abbracciare chiunque incontro per strada. Chiunque. Penserò dieci volte più di prima a comportarmi bene con le persone. E questo dovremmo farlo un po’ tutti».

Oltre a Instagram, ti abbiamo visto in Din-Don, con gli Actual, in Romolo + Giuly, sei stato dietro a tante telecamere, ma qual è la telecamera dietro alla quale ti senti più a tuo agio?

«La mia. La mia. Quella che decido io. Con gli Actual mi sono separato da poco, ho deciso di fare una carriera da solista, un po’ come Tommaso Paradiso. Sentivo l’esigenza di raccontare cose che fossero solo mie. Ho voluto ricominciare da zero e raccontare me stesso, quindi diciamo che la telecamera mia è quella che preferisco. Poi quando mi propongono altri progetti, anche a livello cinematografico, è sempre stimolante. È stato un onore aver condiviso la scena con attori professionisti del cinema italiano».

Teatro?

«Ho fatto due spettacoli a ottobre e a novembre, mentre adesso è tutto fermo. Stavo scrivendo uno spettacolo mio, forse lo scrivo in ‘sti giorni. O forse lo farò qua (ride). Faccio una diretta e vi faccio vedere il mio nuovo spettacolo».

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